Per riuscire a salvare una società ormai allo sbando è necessario recuperare i concetti di legalità e verità

Perdiamo facilmente il senso della realtà, sostituendo le nostre emozioni con le reazioni. È così che si sta sclerotizzando, cementificando, consolidando una tendenza, quella di stare fuori dalle...
Perdiamo facilmente il senso della realtà, sostituendo le nostre emozioni con le reazioni. È così che si sta sclerotizzando, cementificando, consolidando una tendenza, quella di stare fuori dalle regole, agendo o subendo, ma in entrambi i casi prigionieri di un’alterazione del nostro stare al mondo.


Uno studente lancia un cestino all’insegnante sbriciolando il simbolo dell’autorevolezza e ingoiando tutto di un fiato un’idea autoritaria e aggressiva nei confronti della scuola, che non contiene, ma che vorrebbe detenere l’idea di formazione e conoscenza, tralasciando paurosamente la cultura in quanto tale, la comunicazione e l’identità stessa di essere educatori prima che professori.


È un dato allarmante la scarsa attenzione che la scuola dà a se stessa, di quanto sia distratta, poco incline ad avere un’idea di ciò che dovrebbe essere, capace di mostrare almeno dialetticamente la preparazione e il futuro dei propri studenti.


È la rinuncia dei “no”, priva del senso di responsabilità e sul punto di un’estinzione lenta di quella che è stata la gloriosa pedagogia nel nostro paese.


Poi ci sono i genitori tuttologi, incapaci di educare e di lasciare educare, in un paese sfilacciato e senza regole dove la fanno da padrone i bulli, gli stupratori, i corrotti, i manipolatori e gli affabulatori. Non c’è solo il cestino che vola e un’insegnante incapace di farsi rispettare, c’è chi filma un corpo che sta morendo sul ciglio di una strada privo del senso del dolore, incapace di pensare che quello che era necessario era la ricerca di un aiuto, è la follia visionaria che rende immortale la morte nell’ossessione di catturare la vita per la paura, non solo di non sapere com’è la vita, ma persino il mondo del guardone rischia di essere privo di vita, perché se non hai dignità e rispetto rischi di essere inghiottito, non da un’emozione permanente, che forse è l’aspirazione di chi ha filmato la morte che sopraggiungeva, ma rimarrà uno sguardo veloce dentro un’Instagram senza verità.


Così è diventata la nostra quotidianità, se non un carico oneroso che deve sempre smantellare ogni certezza che pensavamo di avere. Abbiamo un’idea paradossale, forse, di ciò che siamo, ci pensiamo un paese carico di radici, solide tradizioni, comportamenti solidali, in realtà ci stiamo quasi smaterializzando, privandoci in ogni momento di ciò che da sempre ci faceva stare bene.


In realtà il nostro paese sta regredendo verso il recupero ineluttabile di comportamenti primitivi, dove chi urla ha ragione, chi subisce non riesce ad opporsi e né a difendersi, chi è armato non solo fa paura, ma potrebbe addirittura essere rispettato. È così la legge del più forte, quel comportamento antico che pensavamo si fosse allontanato millenariamente da noi, in realtà rischiamo di viverlo ogni giorno. Le regole sono non scritte, ma di fatto chi ruba diventa famoso e ricco, chi ha un’arma e la usa, non per difendersi ma per aggredire, viene addirittura risarcito, il nostro è un mondo radicato nelle utopie, carico ancora di quella demagogia stantia che non vede i deboli e i po
veri, ma che non avendo un’identità lascia agli aggressori le loro vittime.


Si uccide per poco e stiamo un po’ diventando come quelle realtà in cui povertà e criminalità si incrociano, ma in realtà l’aspetto più evidente è l’ingenuità e l’ostinazione, come quella delle due quattordicenni che vengono stuprate nella disattenzione totale di genitori assenti nella vita dei propri figli.


La struttura sociale della nostra collettività per poter sopravvivere deve dare corpo e vita al concetto di legalità, e soprattutto alla verità di quello che sta accadendo nel nostro paese. Tutto ciò riguarda la mancanza di autostima, proprio di noi stessi.




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