«Per saper scrivere bisogna leggere»

«A dire il vero mi aspettavo di trovare le firme di ben più di seicento docenti universitari sotto a quell’appello. Sono anni che, come docenti, denunciamo questa situazione e sottolineiamo l’involuzione degli studenti nella scrittura». A parlare è Guido Vittorio Zucconi, professore ordinario di Storia dell’Architettura allo Iuav di Venezia e presidente dell’Ateneo Veneto. È uno dei sei firmatari veneziani dell’appello al governo ed è figlio di Guglielmo Zucconi e fratello di Vittorio, entrambi noti giornalisti. Quindi la scrittura la conosce da vicino, fin da quando era ragazzo e anche lui studente.
«La caduta della scrittura non è certo recente ed è una caduta libera. Non sembra terminare. Ma le radici di questo vanno cercate non tanto nella scrittura fine a se stessa, ma nella lettura. O meglio nella non lettura».
Molti mettono sul banco degli imputati la scuola e naturalmente gli insegnanti. Lei invece parla di lettura. Perché?
«È evidente che gli studenti non sanno scrivere perché non leggono più. Si accontentano della rete Internet che usano come una scorciatoia per trovare informazioni. I risultati si vedono. Libri e giornali non si vendono e non si leggono più. I dati, da anni, lo testimoniano. C’è stata una crescita e poi, con l’arrivo di Internet il calo. Quando io andavo al liceo, gli studenti entravano a scuola con un giornale sotto al braccio. Guai a non averlo. Era un segno distintivo. Io ho tre figli, nessuno dei tre legge il giornale. Libri sì, ma giornali no. Qualche volta sfogliano gli inserti, ma niente di più. E io appartengo ad una famiglia di giornalisti».
I ragazzi non leggono e si affidano alla rete per informarsi. Quindi lei mette sul banco degli imputati Internet?
«Non voglio apparire bacchettone, ma purtroppo gli studenti si affidano, per apprendere, alla rete. Ma è una via al sapere limitata, una scorciatoia che non aiuta certo. Porta all’involuzione se rimane l’unica fonte del sapere».
Quindi, cosa bisogna fare? C’è una soluzione a questo fenomeno che crea non pochi danni in un Paese conosciuto come patria di poeti e scrittori?
«Bisogna imparare a far convivere la rete con la lettura. È l’unica possibilità che abbiamo per salvare la scrittura. Chi non legge non impara a scrivere. Sono convinto che Internet e lettura possono funzionare insieme. Del resto la storia ci insegna che non sempre le novità che arrivano dalla tecnica uccidono quanto viene dal passato. Anzi. Quando sono nate le automobili abbiamo detto che avrebbero ucciso il treno e poi che la televisione avrebbe fatto lo stesso con la radio. Invece hanno trovato un loro equilibrio. Esistono e hanno una propria vita. Per questo è possibile trovare un punto di equilibrio, anche perché è impensabile che non esistano più libri o che la rete muoia».
Carlo Mion
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