Seneca, nella storia dell’arte con un Bacio

È entrato nell’immaginario collettivo con quell’eterna icona del romanticismo che è la grafica pubblicitaria dei Baci Perugina: un uomo e una donna fusi in un abbraccio monocromatico che risalta sullo sfondo azzurro e accanto il logo con quella geniale “B” svolazzante. Ma ha fatto di più perché il suo segno di estrema essenzialità, fatto di sottrazioni, di riduzione alla purezza dell’immagine che in alcune opere appare quasi metafisica - dove anche i volti sono privi di lineamenti - e il suo studio sul volume, hanno aperto la strada alle forme della pubblicità animata che, con l’avvento della televisione, ha visto affermarsi le ironiche figurine tridimensionali di Armando Testa. A Federico Seneca è dedicata negli spazi del Museo Collezione Salce di Treviso un’importante monografica che ne racconta l’itinerario artistico e professionale dalle prime creazioni, negli anni 1912-13 per gli stabilimenti balneari di Fano, sua città natale, ai manifesti degli anni Cinquanta realizzati nella sua piena maturità professionale per Cinzano, Lane BBB, Agipgas dove essenzialità grafica, studio del colore, composizione del lettering danno vita a immagini pubblicitarie di moderna compiutezza e straordinaria attualità. La mostra curata dalle direttrici del Museo Collezione Salce, Marta Mazza, e del m. a. x. museo di Chiasso, Nicoletta Ossanna Cavadin - e che arriva a Treviso dopo aver fatto tappa a Chiasso, Perugia e Fano - si dispiega nelle tre sale della sede espositiva trevigiana con un centinaio di pezzi compresi i 40 manifesti Salce, ai quali si aggiungono da prestiti privati, bozzetti a matita, studi preparatori, fotografie, bellissimi bozzetti scultorei che servivano per identificare il volume e le ombreggiature dei soggetti.
«Con questa mostra abbiamo voluto mettere in evidenza anche le fasi progettuali della grafica» ha spiegato la direttrice Mazza durante la presentazione della mostra alla quale hanno preso parte il figlio ed il nipote di Seneca, Bernardino e Stefano, architetto, che insieme a Mazza ha curato l’allestimento. L’esposizione, che interrompe la programmazione espositiva delle “Illustri persuasioni”, rappresenta un doveroso tributo ad una personalità straordinaria, artefice delle più celebri campagne pubblicitarie dagli anni Venti a quelli del boom. Protagonista di quel passaggio d’epoca di grande vitalità - dai coevi futuristi di Marinetti (che si complimentò con Seneca per il suo lavoro) ai cubisti, fino ai metafisici alla De Chirico, Seneca è uno dei massimi artefici della neonata grafica per la pubblicità che ancora ha nello studio dell’arte e nel metodo creativo classico radici salde e ben visibili. Anche per questo l’interpretazione del suo lavoro risente spesso di una lettura iconografica che guarda molto alla storia dell’arte, cercandovi (e spesso trovandovi) affinità e rimandi. Lo si vede bene fin dalla prima sala espositiva, negli sudi di nudo a matita grassa realizzati in preparazione dei manifesti per gli stabilimenti di Fano, i suoi primi lavori al tempo del sodalizio con Dudovich. Dopo la guerra Seneca conosce Luigi Fontana che lo introduce alla Perugina. È qui che grazie alla straordinaria alchimia con Giovanni Buitoni e Luisa Spagnoli, ne diventa il direttore creativo. Fu Seneca a ideare la confezione dei cioccolatini inventati dalla Spagnoli per recuperare la granella di nocciola di scarto, compreso quel geniale cartiglio con messaggio contenuto nell’incarto. Suo anche l’irriverente manifesto Perugina che ritrae un uomo di pelle nera che danza con una bianca, una mano sul seno di lei. Siamo negli anni Venti.
Ma Seneca, infaticabile innovatore, si supera. Visibili nella stessa sala i manifesti per le coppe Perugina, legate alle corse automobilistiche, con quei segni di colore che rendono l’idea del movimento. E il manifesto per il cacao con le due figurine stilizzate in cammino, le ceste cariche sulle spalle. È l’inizio di un percorso che lo porterà alla progressiva semplificazione della figura, come si vede nella seconda e nella terza sala. Seneca rappresenta il soggetto delle pubblicità Buitoni per la pastina glutinata - proteico alimento che molto racconta anche del tempo storico - riducendo la figura a poche linee di contorno in un pieno di colore. Disegni quasi metafisici, modernissimi, ancora capaci di impressionare chi guarda. Nel ’34 si trasferisce a Milano dove lavora in proprio per le massime aziende dell’epoca, Cinzano, Ramazzotti, Modiano, Rayon. Seneca, che è molto noto all’estero (già nel ’28 viene premiato a Monaco), vivrà anche una breve parentesi da imprenditore per tornare, negli anni Cinquanta, alla sua vocazione. Tra i numerosi lavori in esposizione, citiamo il gatto con la lingua infuocata per Agipgas e il soggetto femminile per la biancheria intima “Albene” anticipato da un gesso che evoca Viani e Brancusi, di bellezza assoluta e senza tempo.
Museo Salce, “Federico Seneca (1891-1976). Segno e forma nella pubblicità”. Dal oggi al 2 settembre 2018, giovedì-domenica: 10-18; venerdì: 10-21.
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