Venezia 2080, vuota e sommersa Così Malaguti immagina il futuro

Il 23 maggio esce il suo nuovo romanzo, s’intitola “L’ultimo Carnevale” È un viaggio nel domani di una città trasformata in parco turistico
15/09/2017 Pordenone, Manifestazione letteraria Pordenonelegge, Paolo Malaguti, Scrittore
15/09/2017 Pordenone, Manifestazione letteraria Pordenonelegge, Paolo Malaguti, Scrittore



È in dirittura d’arrivo il nuovo libro di Paolo Malaguti, lo scrittore veneto scoperto da “Santi Quaranta” e arrivato al successo con romanzi storici come “La reliquia di Costantinopoli” e “Prima dell’alba”. Dopo il Veneto di terraferma raccontato in “Lungo la pedemontana”, Malaguti torna al romanzo con “L’ultimo Carnevale”, la cui uscita è prevista il prossimo 23 maggio per l’editore Solferino.

il tema

Il titolo racchiude in parte il tema forte del romanzo, così come lo anticipa Malaguti stesso. «È un Carnevale veneziano del futuro, del 2080 per la precisione», racconta lo scrittore, padovano di nascita, che ora insegna al liceo Brocchi di Bassano, «ma non si tratta di un romanzo alla Blade Runner e neppure di un racconto distopico: è più che altro un romanzo storico del futuro, perché tutto quel che racconto è realistico, almeno sulle basi di previsioni come quelle dell’Enea, ma anche della realtà attuale».

un museo

Di che si tratta e facile a dirsi. Nel 2080 il livello del mare, come da previsioni climatiche, è cresciuto; le isole della laguna sprofondano e Venezia? «Ho immaginato», racconta Malaguti, «che gli ultimi abitanti di Venezia siano stati costretti da un’ordinanza a lasciare la città nel 2065 e che la città vuota, con le calli sommerse dalle acque, sia diventata un vero e proprio museo, in cui si entra pagando un biglietto e accompagnati da guide turistiche». Una città reinventata, ma fino a un certo punto. «Molte delle cose che racconto, le case abbandonate, le finestre sprangate», aggiunge Malaguti, «sono già in atto, così come lo spopolamento della città e l’invecchiamento della popolazione che io, secondo previsioni realistiche, immagino composta nel 2080 prevalentemente da ultrasettantacinquenni; ma anche la trasformazione di Venezia in città turistica e basta è in parte realtà già ora».

Martedì grasso

In questo scenario si svolge la storia inventata da Malaguti: «Ho immaginato un martedì grasso in cui si incrociano le storie di quattro personaggi, anche questi non troppo diversi da quelli che oggi caratterizzano la città: una guida turistica, un addetto alla sicurezza, un pensionato e una studentessa che si batte contro la trasformazione della città in parco turistico». Un modo per raccontare il presente attraverso il futuro. «L’idea del libro», dice lo scrittore, «è nata dalla notizia del biglietto di ingresso, che sarà necessario per entrare a Venezia e dalla discussione in atto sul clima. Nel 2080 gli studenti, scesi in piazza per protestare in questi giorni, avranno tra i 70 e gli 80 anni e se non cambia nulla vivranno nella Venezia che ho provato a raccontare». E per farlo nulla di meglio dell’immagine di una piazza San Marco perennemente semisommersa, scheletro vuoto dato in pasto a turisti. «Per raccontare Venezia», dice Malaguti, «l’ho percorsa in lungo e in largo, provando a immaginarla vuota. Come tutti i veneti di terraferma ho sempre sentito il legame con la città, ne avevo fatto anche la protagonista dell’inizio e della fine di “La reliquia di Costantinopoli”». Ma rispetto a quel romanzo molto cambia: non tutto. «Chi ha letto i miei romanzi storici», spiega Malaguti, «si troverà in parte spiazzato, ma in realtà credo di aver anche conservato molto del mio modo di scrivere. Per esempio gli inserti in dialetto veneto, anche perché ho pensato che l’unico luogo in cui nel 2080 si può pensare ad un dialetto veneto sopravvissuto è proprio Venezia». —



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