Camorra in Veneto, maxioperazione con 50 arresti

Guardia di finanza e Polizia, sotto la direzione della Dda, dall'alba hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare fra Venezia e Casal di Principe, in provincia di Caserta. In manette anche il sindaco di Eraclea e un poliziotto
Finanza davanti al municipio di Eraclea
Finanza davanti al municipio di Eraclea

VENEZIA. Colpo alla camorra infiltrata in Veneto. La Guardia di Finanza e la Polizia, coordinate dalla Dda di Venezia, stanno eseguendo 50 misure cautelari (47 in carcere, 3 ai domiciliari) e 11 provvedimenti di obbligo di dimora e di altro tipo. Sequestrati anche beni per 10 milioni.

Gli arresti sono scattati a Venezia, Casal di Principe, in provincia di Caserta, e in altre località. I destinatari del provvedimento sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso e altri gravi reati. In manette anche il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre e un agente di polizia del commissariato di Jesolo, sposato con la figlia di un camorrista. Perquizioni nel municipio di Eraclea. 

I dati salienti dell'operazione sono stati comunicati dal Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho e dal Procuratore Distrettuale di Venezia Bruno Cherchi in un incontro con la stampa alle ore 11,30 nei locali del tribunale di Venezia.

LA CONFERENZA STAMPA "Si tratta dell'operazione più importante contro la criminalità organizzata di stampo mafioso a Nordest", ha spiegato Cherchi. "Una cosca organizzatasi autonomamente in Veneto, che faceva riferimento al clan camorristico dei Casalesi. Una penetrazione forte di cui non avevamo riscontri in precedenti indagini". 

Camorra in Veneto, 50 arresti: il procuratore antimafia di Venezia Cherchi

Numerose le fattispecie di reati elencate da Cherchi: riciclaggio, usura, estorsione, rapine, spaccio, gestione della prostituzione, lavoro in nero.

"Quello che abbiamo scoperto è stata anche la presenza di soggetti locali - ha aggiunto Cherchi - che erano a conoscenza di queste infltrazioni. C'erano rapporti con il mondo politico. Abbiamo arrestato un sindaco. Nel 2016 alle elezioni comunali c'erea stato un fenomeno di voto di scambio, non tantissimi voti ma decisivi per far vincere le elezioni, in cambio di coperture e strade più rapide nella gestione degli affari". 

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"Il clan dei casalesi era già arrivato in Emilia-Romagna, ora lo vediamo presente anche in Veneto. Fornisce servizi, come la concessione di manodopera a basso costo - spiega il procuratore antimafia nazionale Cafiero de Raho -. E così abbiamo il caporalato. Si muovono in un terreno del tutto illegale. Poi offrono protezione ad altri gruppi che svolgono lo spaccio e la gestione della prostituzione".  

Il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre
Il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre

Mirco Mestre era stato eletto primo cittadino nel maggio 2016, con una lista civica di centrodestra. I 50 arrestati sono stati trasferiti in penitenziari di tutta Italia, in particolare nell'Italia centrale.

L'indagine è stata condotta dal Gico del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Trieste e dalla squadra mobile di Venezia.

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L'ORDINANZA Sono 36 gli indagati per il reato più grave fra quelli contestati, l'associazione a delinquere di stampo mafioso (articolo 416 bis c.p.). Gli inquirenti sottolineano in particolare il ruolo di Luciano Donadio, della famiglia di origine campana trapiantata a Eraclea, e di Graziano Poles come sponsor della campagna elettorale di Graziano Teso nel 2006 a Eraclea. Si parla di voto di scambio per ricevere utilità "anche riguardanti la vendita e la destinazione urbanistica di immobili nella disponibilità del sodalizio". 

Secondo le indagini il gruppo mafioso dopo la sua costituzione si è insediato nel Veneto orientale rilevando il controllo del territorio degli ultimi epigoni locali della cosiddetta Mafia del Brenta. Le strategie criminali erano finalizzate tra l’altro anche ad acquisire la gestione e il controllo di attività economiche soprattutto nell’edilizia e nella ristorazione, ma anche ad imporre un «pizzo» ai sodalizi criminali limitrofi dediti al narcotraffico o allo sfruttamento della prostituzione.

I DONADIO E I BUONANNO Due le famiglie indicate in particolare come referenti locali del Casalesi: i Donadio e i Buonanno. Il gruppo criminale sradicato in Veneto e affiliato al clan dei casalesi è stato costituito già alla fine degli Anni 90 da Luciano Donadio (nato a Giugliano in Campania il 15.04.1966, residente a Eraclea), Raffaele Buonanno (nato a San Cipriano D’Aversa il 23.11.1959, domiciliato a Eraclea e a Casal di Principe) e Antonio Buonanno (nato a San Cipriano D’Aversa (CE) il 15.11.1962, residente a Casal di Principe) assieme a un nucleo di persone originarie di Casal di Principe e di altri centri dell’agro casertano (Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti, Nunzio Confuorto), via via implementata da altri soggetti sia campani e locali (come Girolamo Arena, Raffaele Celardo, Christian Sgnaolin). L’indiscusso ruolo di promotori e dirigenti è stato rivestito da Luciano Donadio e Raffaele Buonanno (quest’ultimo imparentato tramite la moglie con esponenti di vertice dai clan Bianco e di Francesco Bidognetti, detto ’Cicciotto e mezzanottè, capo della famiglia Bidognetti), che rappresentavano l’associazione nei rapporti di natura criminale, anche con i dirigenti e gli associati al gruppo Schiavone e Bianco e le altre famiglie Casalesi. Il gruppo mafioso, dopo la sua costituzione, si è insediato nel Veneto orientale rilevando il controllo del territorio dagli ultimi epigoni locali della mafia del Brenta con i quali sono stati comprovati i contatti.

LUCIANO DONADIO Luciano Donadio, secondo le informative dei carabinieri, appartiene al clan dei Casalesi a Eraclea. Originario di Giuliano in provincia di Napoli, residente a Eraclea in via Sarpi 10. Nel 2006 patteggia 1 anno e 8 mesi per usura. Con lui lavorano Raffaele Buonanno (Eraclea) e Patalino Clemente (Musile). Donadio viene arrestato con Umberto Manfredi, Ciro Manfredi, Domenico Celardo e il colombiano Andres Carlos Castro per usura nei confronti di Luigino Finotto, imprenditore di San Donà. Il figlio Adriano Donadio ha aperto in piazza a Eraclea un punto scommesse Snai - la ditta si chiama Principe srl. Donadio arriva ad Eraclea quando stanno costruendo Villaggio dei Lecci. Il primo villaggio che Donadio costruisce è il villaggio dei Lecci (anni ’90) poi il villaggio dei Tigli. L'impresa costruttrice quella di Pizzuto di Annone Veneto che utilizza imprese del sud. Dopo Donadio arrivano tutti gli altri. Nel 1999 costituisce Sara srl sede legale a San Donà con Raffaele Buonanno. Acquistano da Carla Albertin lo Sugar caffè di Jesolo. Nel 2001 fonda la Dip.into costruzioni con Antonio Pacifico e Christian Sgnaolin di San Donà, con sede in Casal di Principe, chiusa nel 2002. Donadio è anche titolare della Pcm costruzioni srl con Raffaele Buonanno e Antonino Albino. Entrambi verranno coinvolti nell'episodio dell'usura a Finotto. L'impresa principale è la Donadio costruzioni srl la cui sede legale è a Casal di Principe ed è sponsor della squadra di calcio del Pontecrepaldo.

I LEGAMI CON IL CLAN Una quota dei profitti dell’attività criminale era destinata a sostenere finanziariamente i carcerati di alcune delle storiche famiglie mafiose di Casal di Principe appartenenti al clan dei Casalesi. Nel tempo l’organizzazione si era finanziata anche con la produzione di fatture per operazioni inesistenti per molti milioni di euro grazie ad una fitta rete di aziende intestate a prestanome, poi oggetto di bancarotta fraudolenta. Oltre alle frodi in denaro spiccano anche quelle perpetrate ai danni dell’Inps attraverso false assunzioni in imprese compiacenti di 50 persone vicine al sodalizio allo scopo di lucrare indebitamente indennità di disoccupazione per circa 700.000 euro.

IL POLIZIOTTO In carcere oltre al sindaco di Eraclea Mirco Mestre, anche Denis Poles, direttore di un istituto di credito di Jesolo, che, come il suo predecessore indagato a piede libero, consentiva ai componenti del clan di operare su conti societari senza averne titolo, concordando con loro l’interposizione di prestanome e omettendo sistematicamente di effettuare le segnalazioni di operazioni sospette. Coinvolto anche un appartenente alla polizia di Stato, Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate inerenti ad indagini agli appartenenti al clan e di averne garantito protezione e supporto a seguito di controlli subiti da parte di altre forze di polizia.

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Dalle prime ore dell'alba sono stati impegnati per eseguire le misure cautelari oltre 300 uomini dello Scico della Gdf, dello Sco della Polizia e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia. 

L'operazione vedrebbe coinvolti a vario titolo almeno un avvocato e dei commercialisti. Tra i filoni d'indagine anche l'ipotesi di rapporti con la politica e il voto di scambio, in particolare in rapporto con il clan dei Casalesi.

La casa del sindaco di Eraclea
La casa del sindaco di Eraclea

A coordinare l'inchiesta è il sostituto procuratore veneziano Roberto Terzo, mentre l'ordinanza con i provvedimenti restrittivi - oltre 1.100 pagine - è stata emessa dal gip Marta Paccagnella. Il blitz è scattato tra le 4.00 e le 5.00 di stamani, con i primi arresti. Tutto ruoterebbe attorno al mondo dell'edilizia legato alle costruzioni lungo la costa adriatica veneziana, da San Donà di Piave a Bibione, Caorle e oltre.

Sotto sequestro anche il Punto Snai di Eraclea.

In provincia di Treviso un indagato, è un imprenditore. Secondo quanto gli viene contestato (è accusato di un episodio estorsivo) dagli investigatori, si sarebbe avvalso dell'organizzazione camorristica per un'operazione di recupero crediti nei confronti di un debitore. 

LE REAZIONI «In attesa che vengano resi noti i dati salienti nella conferenza stampa in mattinata, mi sento di ringraziare a nome di tutta la gente per bene il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho e il Procuratore Distrettuale di Venezia Bruno Cherchi per un successo nella lotta alla criminalità organizzata che contribuisce a portare sui nostri territori sicurezza, ordine e legalità».

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Lo afferma il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «Credo di interpretare il sentimento dei veneti – aggiunge Zaia – nel rivolgere un ringraziamento riconoscente a tutti gli uomini e le donne delle forze dell'ordine che si sono impegnati per il successo del blitz. Oggi la giornata comincia davvero nel migliore dei modi».

«Cinquanta arresti e sequestri di beni per 10 milioni. È il bilancio dell'operazione anti-Camorra che ha fatto scattare le manette in Campania e in Veneto. Notizie di questo tipo vanno cominciare bene la giornata. Grazie alla Guardia di Finanza e alla Polizia, che hanno eseguito questa brillante operazione con il coordinamento della Dda di Venezia. Vogliamo inseguire i boss e i loro sporchi affari ovunque siano». Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

«I 50 arresti e i sequestri per 10 milioni di oggi in Veneto, se le accuse di associazione mafiosa verranno confermate, sottolineano una situazione allarmante nella nostra Regione. Facciamo i complimenti a magistrati e forze dell’ordine per l’intervento forte e tempestivo. Con il MoVimento 5 Stelle siamo al lavoro nelle competenti sedi istituzionali per dedicare la massima attenzione e le misure adeguate per il contrasto del fenomeno». Così in una nota i parlamentari veneti del MoVimento 5 Stelle.

 

 

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