Due ragazzi e un quarantenne i primi malati in Veneto della variante inglese del Covid

Il caso scoperto la notte di Natale dai ricercatori dell'Istituto zooprofilattico. Sono due studenti molto giovani e un quarantenne. Hanno sviluppato in sintomi. Contagiato anche un loro congiunto, ora ammalatosi
MARGHERA. Mentre il Veneto tira un sospiro di sollievo vedendo il calo dei ricoveri, c’è anche la buona notizia dell’aver trovato la variante inglese in tre veneti molto giovani che si sono ammalati.
 
Dati. I dati del giorno vedono ormai oltre 3 milioni e 200 mila tamponi. Test rapidi 1.700 mila. I positivi da febbraio sono stati 237.215, nelle ultime 24 ore 2.523 positivi, attuali positivi sono ancora 88.842. Ricoverati 3.275: 389 in Terapia intensiva, 2.885 i ricoveri nel sistema non d’emergenza. Le vittime da febbraio sono 5.886, cioè + 33 morti nelle 24 ore.
 
 
Il virus inglese è stato trovato alle 23.50 del giorno 24 dicembre, la vigilia di Natale che i funzionari dell’Istituto profilattico delle Venezie hanno passato in laboratorio. Un tipo di virus che non è collegato alla mutazione estiva. "Alle 23.59, un minuto prima di Natale, mi è arrivato il messaggio", ha raccontato il presidente regionale Luca Zaia.
 
La dottoressa Antonia Ricci, dirigente dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie (centro di riferimento europeo per l’influenza aviaria), cui è stato chiesto di sequenziare il virus. I gruppi di lavoro dei dottori Calogero Terregino e Isabella Monne l’hanno sequenziato la notte di Natale.
 
Lo studio. Il progetto della Regione, iniziato 2 mesi fa, vuole caratterizzare i virus arrivati in Veneto. Tutto è nato quando 370 ospiti dell’ex caserma Serena mostravano sintomi diversi da quello di tutti gli altri malati. Di questi 370, infatti, 256 avevano carica molto elevata ma nessun sintomo. Lo stesso in estate nelle Rsa, pazienti positivi con alta carica e nessun sintomo. Da quel momento è iniziata la caratterizzazione di 10 campioni per ogni Asl ogni giorno. 
 
Com'è andata? Sono stati caratterizzati 37 virus in Veneto in novembre. Trovate 8 diverse varianti, di cui 2 mai trovate in Italia. La maggior parte appartiene alla variante con mutazione nella proteina spike che la rende più contagiosa.
 
Da 5 pazienti che avevano collegamenti con l'Inghilterra, Paese da cui erano di ritorno per motivi di studio e di lavoro, i campioni sono stati caratterizzati con sistema rapido che identifica mutazione tipica della variante inglese.
 
Giovani. Di questi cinque pazienti, tre (due donne e un uomo) sono risultati positivi (due di Treviso e 1 di Vicenza). C’è poi un nuovo caso non ancora identificato. Sono tutti under 40: due sono molto giovani, addirittura studenti. Il terzo è poco più che quarantenne. Tutti sono rientrati dalla Gran Bretagna per Natale. Si sentivano affaticati e con una leggera febbre. Hanno fatto prima test rapido poi molecolari e sono stati trovati positivi. Dai loro tamponi è emersa la variante inglese. Tutti i loro contatti sono risultati negativi tranne uno, contatto stretto del caso di Vicenza, he presenta febbre. Sono tutti in quarantena.
 
La loro storia sembra dare una prima conferma al fatto che la nuova variante del virus colpisce i più giovani. 
 
L’analisi dei virus dimostra che i virus della prima ondata sono diversi da quelli della seconda. In Veneto ci sono tutte le varianti italiane, più alcune che sembrano particolari e più contagiosi.
Le varianti venete sono 37, con 8 genotipi diversi e due più particolari del Veneto: sono stati trovati solo qui e non in altre zone d’Italia.
 
In Veneto ci sono state varie aree in cui si erano sviluppati bacini d’infezione: uno era stato il Comelico, poi la valle dell’Agno, quindi Verona.
 
Nessun collegamento, secondo la dottoressa Ricci, con il virus estivo.
 
La variante inglese è stata scoperta grazie all’enorme numero di caratterizzazioni fatte in Inghilterra. Per questo il Veneto deve continuare a caratterizzare i virus per capire come combatterli e pubblicare le informazioni in database pubblici.
 
Variante veneta? Ma questo spiega il fatto che il Veneto ha l’indice di contagio più alto d’Italia (1,1)? Per la dottoressa Ricci i casi sono ancora pochi. La variante inglese non può giustificare gli andamenti del passato. Il virus della seconda ondata ha parecchie varianti, ancora più tipiche del nostro territorio, che potrebbe spiegare l’andamento dell’indice più alto, ma abbiamo bisogno di più dati.
 
Il professor Roberto Rigoli, dopo aver sottolineato l’importanza del lavoro di squadra, ha sottolineato come i campioni inviati in ogni mese da febbraio per le analisi ma soprattutto come tutti i pazienti studiati per la variante inglese siano stati trovati con il sistema rapido, inventato proprio in Veneto dal gruppo di Rigoli.
 
Per Francesca Russo, responsabile del Dipartimento di prevenzione, è importante pubblicare ogni dato, in modo che il sistema di notifica dei positivi sia allacciato a questi studi. “Noi abbiamo inviato  la scoperta al ministero della Salute, con il report sulle caratterizzazioni fatte dall’Istituto zooprofilattico. Il messaggio è che in Veneto abbiamo una variante di virus molto più contagiosa”.
 
Esordio per il dottor Luciano Flor, nuovo segretario generale della sanità veneta. “Noi abbiamo un numero molto elevato di non terapie intensive, rispetto alle terapie intensive, al contrario della prima ondata. Ora abbiamo capito perché: sono virus diversi. La malattia è di una gravità diversa. Questa ondata è molto epidemica (cioè contagiosa). Noi possiamo adottare ogni metodo ma nessuna cosa può soistituire il comportamento individuale. Non siamo abbastanza rigorosi nei comportamenti individuali. La frequenza di ammalati nel personale sanitario che assiste i malati Covid è più bassa che nel resto della popolazione. Quindi capite che mantenere alta l’attenzione al virus è fondamentale. In giro continuo a vedere gente poco rispettosa che non mantiene sistemi di difesa personale dal virus. Sono irrispettosi. Questa pandemia va combattuta insieme".
 
Il vaccino. "Sarà volontario, ognuno deciderà cosa fare", ribadisce Zaia, "Ma noi siamo pronti, abbiamo già fatto l'anagrafe vaccinale elettronica. Siamo stati i primi. Ovviamente chi sarà vaccinato potrà avere il passaporto sanitario. Poi ognuno decide".
 
 
La professoressa Russo spiega: “Il piano è quello già annunciato, si parte con i sanitari, già informato. Tutto è stato pianificato anche per i prossimi mesi. Ogni azione sarà registrata in automatico con la seconda prenotata al momento della prima. Dopo il richiamo dei 90 giorni, sarà rilasciato un certificato vaccinale. Dopo medici e ultraottantenni tutti saranno convocati. Sia chiaro che questo è il nostro unico strumento di prevenzione, non ne esistono altri. Gli operatori sanitari hanno mostrato un’intenzione al vaccino molto elevata<CF1002>”.
 
 

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