Edith e Luca, il rapimento. «Ci siamo finti marito e moglie per salvarci. Nei mesi da sola ho scritto poesie»

Esce in Canada il libro di Edith Blais che racconta il rapimento, insieme all’architetto di Vigonza, in Burkina Faso
Una immagine dal profilo facebook di Edith Blais. L'italiano Luca Tacchetto e la sua compagna di viaggio franco-canadese Edith Blais, entrambi scomparsi, potrebbero aver avuto problemi di visti nel Burkina Faso e essere stati perciò arrestati. Lo dice la madre della ragazza, Jocelyne Bergeron, in un'intervista al quotidiano online del Québec Le Soleil, nella quale confessa di aggrapparsi a questa idea, per non pensare all'ipotesi del rapimento o peggio. PROFILO FACEBOOK EDITH BLAIS +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++ ++ HO - NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++
Una immagine dal profilo facebook di Edith Blais. L'italiano Luca Tacchetto e la sua compagna di viaggio franco-canadese Edith Blais, entrambi scomparsi, potrebbero aver avuto problemi di visti nel Burkina Faso e essere stati perciò arrestati. Lo dice la madre della ragazza, Jocelyne Bergeron, in un'intervista al quotidiano online del Québec Le Soleil, nella quale confessa di aggrapparsi a questa idea, per non pensare all'ipotesi del rapimento o peggio. PROFILO FACEBOOK EDITH BLAIS +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++ ++ HO - NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++
la storia
 
Ha preso gli appunti sulle scatole dei pacchetti di tè. «Era un modo per sfuggire alla realtà. Scrivendo, io non ero più nella sabbia, né sotto il sole, né prigioniera». Quello era un modo per tenere impegnata la testa in una situazione in cui l’unico impegno era «aprire e chiudere gli occhi».
 
Così sono nate le 57 poesie che la canadese Edith Blais ha riprodotto nel suo libro “Le sablier” (“La clessidra”), che esce domani nel suo Paese. Nel volume la giovane artista racconta i 450 giorni di prigionia, vissuti insieme all’architetto di Vigonza Luca Tacchetto, nelle mani dei jihadisti che l’avevano rapita nel Burkina Faso, il 17 dicembre 2018. 
 
Edith aveva conosciuto Luca in Canada nel luglio 2016, sulle Montagne Rocciose. Un incontro elettrizzante, una specie di colpo di fulmine che avviene nel bar di Jasper, nell’Alberta, in cui erano stata ingaggiati per lavorare.
«Un bell’uomo giovane, dall’accento esotico, francamente carino. Il ricordo di questo incontro resterà scolpito nella mia mente per sempre».
 
Luca ed Edith cominciano a frequentarsi, visitano insieme dei luoghi incantevoli. «Quando dovevamo andare da qualche parte insieme, io dicevo sempre a Luca che preferivo camminare, mentre lui amava la bicicletta. Alla fine mi sono lasciata convincere, lo trovavo troppo carino, e mi sono seduta sul manubrio della bici. Con il tempo siamo diventati dei veri esperti in questo gioco d’equilibrio». 
 
Ma qual era il rapporto che legava i due giovani? «La nostra relazione», puntualizza Edith, «era al tempo stesso semplice e complessa, talvolta romantica e qualche altra platonica. Quando eravamo divisi da un continente o da un oceano, noi eravamo dei buoni amici, ma quando tornavamo a incontrarci, il romanzo riprendeva, là dove l’avevamo lasciato». 
 
Luca ed Edith di nuovo liberi
Luca ed Edith di nuovo liberi
 
Nel 2017 Edith viene in Italia e Luca le presenta la sua famiglia. Nasce l’idea di fare il viaggio Italia-Togo. «Che idea eccellente, che avventura incredibile, un po’ pericolosa, forse, ma noi ci eravamo ripromessi di essere prudenti». 
 
Un impegno al quale Edith e Luca sono venuti meno il 15 dicembre 2018. In un primo tempo la coppia di amici doveva lasciare il Burkina Faso per andare nel Togo. «Ma avevamo», ha raccontato Edith a Radio Canada, «solo un visto di tre giorni. Allora, all’ultimo minuto, abbiamo deciso di raggiungere il Benin. Quello - ha ammesso Edith - è stato un grosso errore. Sulla strada siamo stati attaccati da sei uomini armati di kalashnikov. Alcuni sequestratori sono saliti a bordo della nostra auto, altri ci hanno portati via. All’inizio non pensavamo di essere stati sequestrati, credevamo che volessero derubarci, poi ucciderci. Finché ho compreso che ci avevano rapiti e che ci sarebbe stata una richiesta di riscatto».
 
Dopo qualche settimana, i sequestratori dicono ad Edith che dovrà rientrare in Canada. Una bugia per separarla dal suo compagno. Così si ritrova sotto una tenda bianca con altre tre donne, tra le quali c’è Sophie Petronin, la 75enne francese che è stata liberata a ottobre. «La mia separazione da Luca è stata molto dura. Dopo sei mesi, nella speranza di riunirsi a Luca, Edith annuncia ai suoi rapitori di essersi convertita all’Islam. Una scelta sofferta.
 
«All’inizio io non volevo mentire, per rispetto della religione». I rapitori credono che i due giovani siano sposati, accettano di riunirli. «Io penso che questa scelta ci abbia salvati». Nasce così il piano della fuga. Edith e Luca attingono dell’acqua dalla doccia per dissertarsi e confezionano un paio di scarpe di fortuna per Luca. —
 
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