Schlein sfida Meloni e sceglie Mestre: il 19 l’evento finale del centrosinistra
Appuntamento in piazza Ferretto, già teatro della festa FdI: la partecipazione degli altri leader nazionali ancora in forse

La sfida sarà con il colpo d’occhio del 2022. Con una piazza Ferretto, a Mestre, affollata di gente, sotto le bandiere di Fratelli d’Italia. Era l’evento di fine campagna elettorale veneta del centrodestra, in vista delle elezioni politiche, che avrebbero ratificato lo strapotere elettorale, in quel momento storico, di FdI.
L’intenzione della premier, e leader del partito, era proprio quella di replicare quell’evento. Trasferendo ancora una volta a Mestre l’elettorato di centrodestra, per l’appuntamento conclusivo della campagna elettorale di Alberto Stefani. Ma poi una congiuntura di circostanze ha spostato l’evento al Gran Teatro Geox di Padova, martedì 18 novembre.
E allora arriva il colpo di coda del centrosinistra, che invece ha scelto Mestre: appuntamento il giorno successivo, mercoledì 19 novembre, proprio in piazza Ferretto, per l’evento conclusivo della campagna elettorale del candidato Giovanni Manildo. Ci sarà anche la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, mentre ancora non si sa se arriveranno anche gli altri leader nazionali dei partiti riuniti nel campo “larghissimo” che si presenterà alle urne. Sette liste, per comporre la coalizione più vasta che si mostrerà al voto.
E un annuncio atteso a brevissimo: il nome dell’uomo (secondo i bookmaker difficilmente sarà una donna) che guiderà l’assessorato alla Sanità, nel caso – piuttosto difficile, va detto – in cui a prevalere alle urne dovesse essere la coalizione progressista. «Sarà una figura tecnica, capace e indipendente» l’identikit tracciato da Manildo.
La sanità, dunque. Argomento anche del convegno andato in scena ieri al centro Candiani, sempre a Mestre, con Giovanni Manildo, il segretario dem veneto Andrea Martella, il suo omologo metropolitano Matteo Bellomo e l’ex presidente nazionale del Partito Democratico Rosy Bindi, in città per presentare il suo libro Una sanità uguale per tutti.
Perché, in una giunta regionale comunque destinata a essere stravolta, sarà quello alla Sanità l’assessorato dal peso specifico maggiore, dalle politiche capaci di radunare l’80% delle risorse presenti nel bilancio della regione. Non a caso, nel decidere una spartizione da manuale Cencelli, è proprio la sanità il dicastero che Fratelli d’Italia ha chiesto per sé, nonostante il depotenziamento determinato dalla scissione dal Sociale.
E proprio la sanità è una delle materie, pur Lep, che dovrebbero essere oggetto di una prima pre-intesa tra Stato e Regioni, riguardo all’Autonomia. Una riforma che il segretario dem Martella, da senatore, ha seguito da vicino. «Ma il rischio, con un testo del genere, è quello di ritrovarsi di fronte a venti modelli sanitari diversi. Con il pericolo successivo di una privatizzazione strisciante; del proliferare di fonti integrativi e assicurativi, come seconda gamba del sistema sanitario».
La sanità pubblica resti tale: ruota tutto intorno a questo punto. Sanità pubblica da preservare, in un sistema costretto a lottare con se stesso per liste d’attesa ancora ingolfate e personale sanitario numericamente insufficiente. «In Veneto, ci sono 300 mila cittadini che sono costretti a rinunciare alle cure. E mancano mille medici di base. Serve un piano straordinario di assunzioni e un impegno concreto per portare la spesa sanitaria almeno al 7% del pil, come nel resto d’Europa.
In poche parole, la sanità pubblica deve tornare al centro» le priorità scandite da Manildo, che continua: «Medici e infermieri sono abbandonati a loro stessi da una regione che ha sempre pensato che il modello dovesse essere quello lombardo, ovvero privato. La sola cosa che il centrodestra continua a dire è che dividerà in due il suo assessorato: Sanità e Sociale. Così da garantirsi una poltrona in più. Ma la salute è un bene comune e deve tornare tale». —
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