Annegato nel Sile, decine di persone hanno assistito ma nessuno è intervenuto
La tragedia in centro a Treviso, sotto gli occhi di testimoni e passanti in pieno pomeriggio. Nessuno ha provato a gettarsi in acqua per portare in salvo il 22enne originario del Pakistan, ritrovato senza vita all’altezza dei giardinetti di Sant’Andrea

«L’ho visto tuffarsi nel Sile, lì vicino alla scultura, a pochi metri da ponte San Martino. All’inizio stava nuotando, poi è sparito». Denise Andreetta, parrucchiera, è testimone oculare del tuffo fatale in Riviera Santa Margherita. È dipendente di “Seta dorata”, in via Pescatori. Si stava occupando di una cliente, quando dalla finestra dell’attività ha visto tutto.
La vittima si chiamava Muhammad Rana Shayan, ventiduenne richiedente asilo originario del Pakistan, da pochi giorni a Treviso.
«Stavo svolgendo il mio lavoro in tranquillità, faceva caldo e per puro caso mi sono affacciata alla finestra», riferisce la parrucchiera, «erano circa le 15.30, si è gettato in acqua. L’ho visto fare anche qualche bracciata, secondo me voleva nuotare. Non sapeva, probabilmente, del pericolo. Mi sono preoccupata: io e una mia collega siamo uscite subito dal negozio e abbiamo raggiunto ponte San Martino. In acqua, purtroppo, non c’era più. Scomparso». Il corpo sarà recuperato poco più in là, all’altezza dei giardinetti di Sant’Andrea.
Sconvolta è Alexandra, altra dipendente di “Seta dorata” «Dopo che la mia collega si è accorta del tuffo, ho guardato anch’io dalla finestra. L’ho visto per un attimo con la testa fuori dall’acqua, sembrava avesse gli occhi chiusi. Poi non è più riemerso. Sono corsa con Denise a ponte San Martino».
Abbas Mujaed conosce il ragazzo morto nel Sile, pure lui ha origini del Pakistan: «Era in strada, è saltato dalla recinzione di ponte San Martino e si è tuffato. Poi non so cosa sia successo», descrive la scena Abbas, esprimendosi in inglese, «non l’abbiamo più visto. Abbiamo provato a cercarlo con gli occhi qui dal marciapiede, non sapevamo che fine avesse fatto. Ci siamo messi subito a gridare, abbiamo chiamato la polizia».
La scena ce l’ha bene impressa nella mente anche un giovane appena sceso dall’autobus. Stava andando dal vicino kebabbaro. Il suo racconto è drammatico. «L’ho visto tuffarsi, è riaffiorato due-tre volte», le sue parole, «provava a muovere le mani, ma credo non sapesse nuotare. Qui la corrente è fortissima. Se ti butti qui, non ce la fai più». Poi la ricostruzione si arricchisce di altri particolari. Italo, un passante, ha parlato con altri testimoni: «Sembra volesse recuperare un pallone».
Marco Bledi, titolare di Bm Bike, ha l’attività proprio in Riviera Santa Margherita. A pochi passi da dove sono intervenuti i soccorsi. Lì dove, in poco tempo, si era formato un capannello di persone, fra testimoni e curiosi. «Il ragazzo non l’ho visto tuffarsi, ma qui c’è stata subito grande agitazione. Sono fatti che ti colpiscono», commenta il titolare sconsolato. Una tragedia in pieno giorno, in pieno centro: decine di persone vi hanno assistito.
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