[Verso Dove] Volti e storie della crisi, la palestra: "Lezioni gratuite su Fb, ma a pesare è l'affitto"

Questo progetto riservato agli abbonati digitali al nostro giornale si chiama "Verso dove" e vuole essere uno zoom sulla situazione che alcune categorie di lavoratori stanno vivendo all'epoca del Coronavirus. Prenderemo in esame diversi settori, con la formula che vedete qui sotto: l'intervista a un rappresentante della categoria, una scheda sul comparto, la contro-intervista al referente di settore che cerca non solo di analizzare il presente, ma anche - soprattutto, in realtà - di capire come sarà il "dopo".
All'inizio (e sembra passata un'era) fu l'ordine di far ginnastica distanziati e di distribuire disinfettante all'ingresso: "Ma francamente era molto complicato e poco sensato. Chiudere è stato doveroso. Il problema è che le attività sportive saranno tra le ultime a riaprire e che la primavera è "alta stagione" per attività come la nostra".
Paolo Simionato è - con il socio Giovanni Reberschak - titolare della Palestra Eutonia: aperta dal 1996 a Venezia in Santa Margherita, un migliaio di associati attiviti, un quindicina tra istruttori e staff: tre sale nel cuore di Venezia per corsi di fitness di ogni natura, con annesso anche uno spazio-cuccioli per 16 bimbi tra i 12 e i 36 mesi gestito per conto del Comune di Venezia.
Una palestra-simbolo di tante altre realtà sportive, appuntamento settimanale di moltissime persone.
....poi è arrivato il coronavirus....
"Sì, e abbiamo chiuso tutto. Prima lo spazio cuccioli già dal 23 febbraio, poi dopo un paio di settimane molto difficili - perché fare corsi di ginnastica rispettando le distanze , anche negli spogliatoi, è complesso - la chiusura definitiva. Abbiamo subito iniziato le lezioni in diretta Facebook, aperte a tutti e gratuite, con le diverse discipline per mantenere allenati i nostri soci, ma fare anche compagnia a chiunque sia a casa e voglia mantenersi in movimento".
Questo stop quanto costa?
"Moltissimo. Significa che dd marzo e chissà fino a quando, avremo solo spese: gli abbonamenti sono stati naturalmente tutti bloccati e prorogati, gli istruttori - in quanto inquadrati regolarmente come collaboratori sportivi, ai quali per marzo abbiamo pagato lo stipendio - potranno quantomeno chiedere i 600 euro messi a disposizione dal governo e fare richiesta per i fondi Coni, le educatrici dell'asilo per i bimbi hanno prima fatto ferie e ora sono in cassa integrazione straordinaria. Per noi titolari non è previsto nulla: per carità, rientra nel rischio di impresa".
Due mesi regalati al coronavirus...
"Mesi strategici per le palestre, quelli di primavera, visto che poi durante la stagione estiva comunque c'è molto meno lavoro e già si riducono le lezioni, per seguire gli iscritti che hanno bisogno di continuare gli allenamenti"
Di cosa avreste bisogno, come imprenditori dello sport, per affrontare questa crisi?
"Innanzitutto sarebbe utile capire quanto prima date e modi della riapertura: immagino che attività come la nostra saranno tra le ultime a riaprire: lo capiamo. Ma su un punto dovremmo essere sostenuti: gli affitti. Questa è una voce molto onerosa sui nostri bilanci e bisogna tenere anche conto che una palestra non è un'attività che oggi chiudi e domani riapri come nulla fosse. Le persone che si allenano ci mettono impegno, fatica anche mentale: se perdono il ritmo non tornano subito. Per quello abbiamo anche voluto da subito fare a rotazione tra noi le lezioni in diretta Facebook, con lezioni da casa".
"Ci aspettano mesi molto difficili e un contributo sull'affitto, questo sì, sarebbe fondamentale", conclude Paolo Simionato, "come pure - per chi è in concessione da un ente pubblico, come nel nostro caso - saper che le concessioni saranno rinnovate. Non dimentichiamoci che qui a Venezia, tutte le attività e le persone - noi compresi - abbiamo già subito i danni e lo stop per l'acqua alta eccezionale di novembre".
"Sì, un contributo per le spese dell'affitto - considerando l'emergenza del fermo - sarebbe indispensabile per superare questo stop forzato".

I dati sono quelli dell'ultimo report "Lo sport in Veneto" del gennaio 2019 della Regione Veneto:
5.439 Società sportive, tra le le quali:
424 palestre
374 attività di club sportivo
285 gestioni di impianti sportivi pubblici;
96.666 operatori;
487.915 atleti;
500 milioni di euro spesi nel 2018 dalle famiglie venete per fare sport

"Effettivamente, in Veneto, ci sono decine di migliaia di famiglie che vivono di sport e sono state travolte dalla crisi Coronavirus. Fermi gestori, istruttori, concessionari di impianti pubblici, allenatori di tutte le discipline, personale e solo per una parte di loro il governo ha pensato nell'emergenza", commenta Gianfranco Bardelle, presidente del Coni Veneto.
"Solo il personale assunto - relativamente in un mondo fatto di collaborazioni professionali e volontariato - ha diritto di accedere alla cassa integrazione", prosegue il portavoce dello sport veneto, "ma la grandissima parte di istruttori, allenatori - pensiamo alle palestre di ogni tipo, alle piscine, agli impianti sportivi pubblici - sono rimasti senza stipendio".
C'è la possibilità di accedere ai fondi #CuraItalia?
"Per l'azienda "Sport e Salute" che affianca il Coni, il governo ha messo a disposizione 50 milioni di euro", spiega il presidente del Coni Veneto, "e gli istruttori inquadrati come collaboratori sportivi possono già fare domanda sul sito dell'azienda per il sussidio di 600 euro per il mese di marzo, però solo se hanno avuto un reddito inferiore ai 10 mila euro nel 2019".
E per le spese di gestione di chi ha una palestra o la concessione di un impianto sportivo: affitti, bollette?
"Non c'è nulla", apre le braccia Gianfranco Bardelle, "e si tratta di migliaia e migliaia di persone che dovranno far fronte alle spese, senza avere entrate, in quelli che - dal punto di vista dello sport - sono i mesi più importanti della stagione. Ho intenzione di scrivere una lettera appello al presidente della Regione Zaia, perché così rischia di fermarsi lo sport veneto anche quando l'emergenza sarà passata.Consideriamo poi che l'80 per cento degli impianti comunali è gestito da associazioni sportive senza scopo di lucro o è dato in concessione: lo Stato deve assumersi responsabilità o il mondo dello sport sparisce".
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