«Basket, ferro e amicizia: così Pirlo sostiene la Virtus»

Gianfranco Bernardi,  storico patròn del club i basket, può annoverare tra i suoi sponsor il campione del mondo

PADOVA. Andrea Pirlo è diventato ufficialmente un calciatore del New York City. Sbarca negli Stati Uniti, la patria del basket, dove in un anno e mezzo percepirà circa 10 milioni di euro. Nella vita di Pirlo e della sua famiglia, la relazione calcio-basket, però, si riflette anche nel legame amicale di vecchia data con Gianfranco Bernardi, lo storico patron della Virtus Padova. Non a caso, tra gli sponsor della società di via dei Tadi figurano proprio la AP Sport Service di Andrea Pirlo e la Fidbon di suo fratello Ivan.

Qualche stagione fa, nel pool di sponsorizzazioni del club virtussino era presente anche la Elg Steal di papà Luigi, legato a Bernardi da un’amicizia trentennale. «Stamattina (ieri, ndr)», confessa il presidente della Virtus, «ho telefonato a Luigi: gli ho detto di acquistare il giornale di mercoledì perché c’era una pagina dedicata ad Andrea. Mi ha risposto di tenergliela da parte, in quel momento stava giocando a golf proprio con Andrea».

Per capire come è nata l’amicizia fra Bernardi e la famiglia Pirlo, bisogna muovere un passo indietro. Prima di accomodarsi sulla poltrona presidenziale della Virtus, Bernardi (78 anni) faceva l’imprenditore: ha iniziato vendendo rottami metallici con il padre, per poi passare alla lavorazione, selezione e vendita di materiali stock in ferro. «A metà anni Ottanta», racconta Bernardi, «rifornivo un commerciante di Brescia, che si chiamava Olivini. Il suo magazziniere era un giovane: Luigi Pirlo. Qualche anno dopo, lo stesso giovane venne a trovarmi nel mio capannone a Saccolongo dicendomi che si era messo in proprio. Non aveva soldi e mi chiese se potevo dargli una mano procurandogli il ferro. Gli davo una camionata o due e mi pagava ogni tre mesi. Luigi è un uomo incredibile, davvero eccezionale. È stato un Re Mida della situazione, creando un impero che oggi fattura 100 milioni di euro all’anno. Quando andavo a trovarlo nel suo paese, a Flero in provincia di Brescia, portavamo insieme agli allenamenti Andrea, il suo figlioletto di 7-8 anni che giocava a calcio con le giovanili del Brescia. Con Luigi andavamo a berci un cappuccino in qualche bar, in attesa terminasse l’allenamento, per poi andare tutti a casa. Una volta gli domandai come fosse suo figlio con il pallone tra i piedi e mi rispose: “Dicono sia bravetto”. Alla faccia del “bravetto”, Andrea è diventato campione del mondo...».

Negli anni Novanta, Bernardi scelse di chiudere con il ferro per stare accanto alla moglie Angela. Luigi Pirlo ricambiò il supporto avuto in giovetù dall’amico padovano. «Dimostrò grande riconoscenza e amicizia nei miei confronti», spiega Bernardi, «Avevo mia moglie che non stava bene e decisi di ritirarmi dall’attività. In magazzino “avanzavano” all’incirca 18-19 mila quintali di ferro. Luigi si offrì di comprarlo tutto allo stesso prezzo di sempre, nonostante io volessi liberarmene. Da allora, siamo amici di famiglia e spesso vado a trovarlo nella sua bellissima casa».

Tifoso milanista, Bernardi ricorda con piacere anche quando assistette a San Siro a una partita dei rossoneri in tribuna d’onore («C’era pure Berlusconi, ma per me è stato bello ricevere l’invito dai Pirlo»), ma anche le visite a Padova di Luigi, in onore della sua innata passione: la pittura. «È venuto spesso qui per vedere i miei quadri e li ha apprezzati. Finora, se ne sarà portati a casa 250. Del resto, non ho mai venduto le mie opere, le ho sempre regalate a tutti quelli che me le chiedevano. Qualche anno fa, allestii anche una mostra raccogliendo 10 mila euro, che ho devoluto alla fondazione Città della Speranza».

Alla festa di Natale della Virtus, le maglie autografate dell’ex juventino sono ormai un must. «Due o tre anni or sono suo fratello Ivan ha partecipato alla nostra festa sociale. Il primo premio della lotteria era la maglia autografata di Andrea Pirlo, consegnata al vincitore dallo stesso Ivan. I due Pirlo hanno caratteri diversi: Andrea è serioso e poco loquace, Ivan è una “macchietta” con cui si ride e si scherza. Credo però che se Andrea e Ivan siano ciò che sono, lo debbano al papà. Luigi è un uomo di chiesa che ha trasmesso loro dei sani principi. È una famiglia di una modestia unica, dedita al lavoro e senza vizi. Ho sentito dire che a New York Andrea prenderà 7 milioni di euro l’anno. Ma i soldi non gli hanno mai dato alla testa. Ha sempre vissuto i successi normalmente, senza eccessi o montature. Anche nel 2006, quando ha vinto il Mondiale e anche adesso che se ne andrà a New York continuerà a farlo da campione vero».

E continuerà a dare una mano alla Virtus di Bernardi.

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