Un gruppo che funziona, e non solo per Andreoletti

Il Padova si è ripreso un posto riconoscibile nel calcio del Nordest. Una società sana in tutti i suoi settori e che può pensare di costruire un futuro ambizioso

Leandro Barsotti

 

La squadra gira. I risultati arrivano. E quando il campo parla, arrivano le risposte. Padova lo sta facendo con una partecipazione che va oltre il biglietto o l’abbonamento rinnovato. I tifosi oggi si sentono parte del progetto, lo sostengono. Nell’ancora incompleto stadio Euganeo. Ma anche in trasferta, come l’altro giorno a Reggio Emilia, dove la presenza diventa dichiarazione di amore incondizionato. Questo conta.

L’aria in città, intorno al biancoscudo, è migliorata e il calcio Padova ha ripreso un posto riconoscibile nello sport del Nord Est. Un posto che parla di identità, continuità, credibilità.

C’è chi riduce tutto a un nome solo: Andreoletti, e capita a volte anche di leggerlo. Succede quando si guarda il calcio come una scorciatoia narrativa. Andreoletti è un allenatore preparato, giovane, con idee chiare e un futuro luminoso davanti. Un valore. Un alleato centrale. Ma il calcio vero nasce altrove. Nasce nel lavoro quotidiano, condiviso, spesso anche silenzioso.

Esistono scrivanie che decidono, presenze che sostengono, figure che costruiscono il gruppo e altre che lo governano. Esiste una struttura sociale che si è consolidata intorno ai suoi uomini chiave. E poi esistono i singoli, quelli che vediamo in campo. Uomini prima che giocatori. Quando questi uomini sentono il progetto come qualcosa di proprio, quando partecipare significa metterci testa e cuore tutti giorni, allora la squadra diventa comunità.

Quel tipo di gruppo lo abbiamo visto l’anno scorso, nell’anno della promozione. Si poteva pensare a una combinazione felice, a un allineamento raro delle stelle. Quest’anno però sta arrivando la conferma. Stesso spirito, stessa forza, stessa convinzione. Con volti nuovi che entrano e crescono, uno alla volta, diventando decisivi. Il progetto regge perché è solido.

Dietro esistono difficoltà, in parte anche economiche, che pochi conoscono davvero, perchè non sono oggetto di conferenze stampa. Ma il calcio ha un suo volto pubblico e uno privato. Ci sono investimenti da fare nel modo giusto, perchè la storia ci insegna che spendere molto garantisce poco. (Un esempio? La Sampdoria ha speso 10 milioni nel mercato estivo). La differenza la fa la qualità delle scelte e la capacità del gruppo di lavoro di valorizzare ogni risorsa. Gruppo resta la parola chiave. Qui si estrae il meglio da ciascuno.

Questo è un calcio Padova sano sotto tutti gli aspetti. Un Padova che può regalare qualche soddisfazione adesso. Un Padova su cui si può costruire un futuro ambizioso. Per questo c’è motivo di essere felici. Come città. Come tifosi. E come padovani. —

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