Berni, da Padova alle Canarie senza nostalgia
L’ex nuotatrice del Team Veneto si racconta: «Ho smesso a 21 anni perché non era quello il mio futuro»

FUERTE VENTURA (Isole Canarie). Imparare dal nuoto a cavarsela. La storia di Micaela Berni inizia a Siracusa, dove è nata 31 anni fa. Continua attraverso Mantova, Desenzano e Padova, prima di spostarsi all’estero. E se Fuerte Ventura è la sua attuale destinazione, Padova è stata la città in cui ha realizzato la sua carriera di nuotatrice e di studentessa.
Siamo agli inizi degli anni Duemila, Micaela ha già nuotato da agonista nel Nuoto Club Mantova e nell’Avantgarda Desenzano. Poi arriva a Padova, dove conosce Gianni Gross, che l’affida a Moreno Daga. Al termine della sua carriera (aveva appena 21 anni d’età) Berni ha contato 24 titoli italiani di categoria, 12 finali con due bronzi ai Campionati italiani Assoluti, otto convocazioni in Nazionale giovanile (un oro, due argenti, quattro bronzi) e una serie piuttosto numerosa di record tricolori giovanili.
«A differenza degli altri compagni di squadra che avevano poche gare, io ero un’atleta “completa”, fondista prestata al mezzofondo. Spesso capitava che avessi gare ogni cinque minuti». Laureata in Lettere moderne quadriennale e Strategie di comunicazione e marketing specialistica, racconta: «Ho smesso di nuotare perché sapevo che quello non sarebbe stato il mio futuro. Me ne sono andata a Madrid, dove ho preso due master in management». Ora Micaela ha in gestione la sezione di Fuerte Ventura di un’agenzia di eventi milanese: li organizza, e da un po’ si occupa anche della sezione immobiliare/brokeraggio. «Sono contenta. Mi rendo conto che in questo momento può suonare stonato: dall’Italia gli amici mi raccontano di una realtà impegnativa, un momento non facile da affrontare. Ho scelto di vivere fuori dall’Italia: ho una famiglia, sì, ma si diventa grandi e indipendenti e si fanno scelte. E poi oggi ci sono molti aerei, basta scegliere un luogo vicino. Questo, per me, significa dare stabilità e serenità alla famiglia, anche se non siamo vicini, perché anche i miei genitori sono così: mio papà da circa dieci anni lavora per un’azienda petrolifera e periodicamente cambia Paese per fare formazione al personale».
Il primo lavoro di Micaela è in un hotel di una catena internazionale, un cinque stelle a Madrid: «Avevo la direzione degli eventi con i più grandi
brand
del lusso. Un ruolo che in Italia avrei avuto dopo moltissimi anni di gavetta e non certo al primo impiego, ma facevo parte di una squadra in cui non contava l’età, ma la capacità». Nell’isola delle Canarie «si sta bene, abbiamo fatto il Capodanno in spiaggia, ora ci sono 26 gradi centigradi e ho potuto riscoprire il piacere di una vita “lenta”. Questa è una realtà in forte cambiamento, negli ultimi anni sono arrivati tantissimi italiani, ma molti sono anche rientrati: non si può andare allo sbaraglio, ma pianificare e investire tempo (o denaro). Ecco, questa è una cosa che ho imparato dal nuoto». Un’eredità che le ha insegnato «ad essere competitiva con me stessa cercando di migliorarmi, a costruire giorno per giorno qualcosa in tutti i settori della vita e a farcela da sola: un nuotatore attinge energia ed entusiasmo dalla squadra, ma in vasca è da solo».
Quanto al nuoto padovano, osserva: «Può contare su uno dei bacini d’utenza più grossi in Italia: è difficile trovare una così alta concentrazione di talenti natatori e riuscire a valorizzarli. Il merito va alle società sportive, alla preparazione dei tecnici e alle famiglie di questi ragazzi. Due nomi su tutti: Aglaia Pezzato e Ilaria Cusinato, che stanno facendo grandi cose. Pezzato, in particolare, la ricordo bambina che si allenava, e me la ritrovo supercampionessa».
Cristina Chinello
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video