Bortuzzo, rinascere in un libro «Posso tornare a camminare»

Il sogno è tornare a camminare. Un obiettivo che tiene stretto nel profondo del cuore. Che anima il suo libro “Rinascere. L’anno in cui ho ricominciato a vivere” (Ed. Rizzoli, 17 euro), da oggi in uscita. E che, soprattutto, si rafforza di un riscontro medico che negli ultimi mesi gli ha dato un motivo in più per lottare: la lesione midollare non è completa, un filamento è rimasto intatto.
Manuel Bortuzzo, lo sfortunato nuotatore di Morgano ferito a colpi di pistola il 2 febbraio nel quartiere romano dell’Axa, l’ha rivelato domenica a “Che tempo che fa”, il programma condotto da Fabio Fazio.
«Una notizia pazzesca, come tutto quello che ho fatto in questi nove mesi, ma che ho sempre voluto tenere per me», ha dichiarato il 20enne, «La lesione midollare non è completa come sembrava all’inizio, mi sono dato 10 anni per tornare a camminare».
Un urlo di speranza che tiene a battesimo l’uscita del libro, un sogno che contagia la biografia con cui Manuel ricostruisce i nove mesi che gli hanno cambiato la vita. Da quel sabato sera nella periferia della capitale, quando si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato. Aveva abbracciato Roma per svoltare nel nuoto: era approdato alla corte del “guru” Stefano Morini, trovando compagni d’allenamento del calibro di Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti. All’improvviso, il buio. L’incubo. I proiettili, il coma. I medici che danno un responso spietato: paralisi.
La riabilitazione al Santa Lucia, quella gioia di vivere che buca lo schermo e conquista tutti. Quella forza di volontà che lo spinge a prendere a cazzotti la realtà, confidando in un destino diverso. Gli aggressori Daniel Bazzano e Lorenzo Marinelli, che spararono per errore, sono stati condannati a 16 anni di carcere. E il complicatissimo percorso di rinascita trova nel libro un racconto dettagliato, intrecciando rabbia e sofferenza. Dando voce alla forza che il ragazzo ha dovuto trovare dentro di sé, agli insegnamenti che ha saputo trarre da questa vicenda. Un itinerario di rinascita, che con la prospettiva di una lesione midollare parziale ha trovato una motivazione-extra.
«Sono uscito dall’ospedale dopo appena due settimane di ricovero», racconta nel libro, «Un record, considerando che ero entrato in fin di vita, avevo subito due operazioni tutt’altro che banali e avevo perso l’uso della parte inferiore del corpo. Ma non per me: sono sempre stato abituato a dare il massimo e l’ho fatto anche in questa circostanza. D’altronde non ne potevo più di stare inchiodato a quel letto, di dipendere da qualcun altro».
La riabilitazione è una lotta quotidiana. Ogni piccolo miglioramento che diventa vittoria. Con l’amata piscina sullo sfondo. «Tre mesi in cui ho imparato di nuovo a vivere, ma in carrozzina», si legge in “Rinascere”, «Già, perché in effetti era proprio come se fossi un neonato incapace di muoversi da solo, privo dei minimi requisiti di autosufficienza. Non solo non riuscivo ad alzarmi, non ero nemmeno in grado di girarmi su un letto matrimoniale». La quarta di copertina è il più efficace invito alla lettura, dà senso a tutto: «Ho conosciuto l’abisso della disperazione e ne sono venuto fuori, ora posso dirlo, sulle mie gambe», le sue parole, «L’unica strada che conosco per rinascere». Sperando di tornare a camminare. —
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