Bufera Federhockey «Elezioni illegittime»

PADOVA. «La nuova assemblea è illegittima, si rivoti». Il mondo dell’hockey prato italiano è spaccato, dopo le elezioni federali che si sono tenute lo scorso 23 settembre all’Acqua Acetosa di Roma....

PADOVA. «La nuova assemblea è illegittima, si rivoti». Il mondo dell’hockey prato italiano è spaccato, dopo le elezioni federali che si sono tenute lo scorso 23 settembre all’Acqua Acetosa di Roma. E, tra i protagonisti della spaccatura, ci sono anche due padovani: Loredana Camporese, attuale presidente della federazione regionale veneta, e Mirko Faggian, bandiera di questo sport, dopo essere stato capitano della nazionale e del Cus, oltre che vice Ct. Tutti e due si sono presentati come candidati al consiglio nella lista di Sergio Mignardi, che, alle elezioni, ha sfidato il presidente uscente Luca Di Mauro, al vertice da 12 anni e rieletto col 58% delle preferenze.

«Lo statuto stabiliva che il presidente uscente, essendo in carica già da tre mandati, aveva bisogno almeno del 55% dei voti per poter restare alla guida. Ma abbiamo riscontrato errori gravi, che ci hanno spinto a presentare ricorso all’Alta Corte di Giustizia Sportiva del Coni per invalidare i risultati» spiega Faggian. Nel comunicato che Mignardi ha diramato non si usa la parola «brogli», ma è evidente che il sospetto si insinua, e tra le righe si legge di società inventate ad hoc nell’ultimo anno e che non hanno mai svolto una vera attività agonistica ma sono state affiliate alla federazione e chiamate a votare per racimolare il numero di preferenze che serviva a Di Mauro.

«La Federhockey ha assegnato i voti basandosi sull’anno sportivo 2011/12 e non su quello precedente, come stabiliva lo statuto. In questo modo sono state ammesse ben 31 società che non ne avevano diritto: 143 contro 112, chiamate a esprimere 1402 voti mentre dovevano essere 1237 – prosegue Faggian – Non solo dunque ci sono tante società e tanti voti in più che non dovevano esserci ma la gran parte di questi, guarda caso, arriva dalla Sicilia, da cui proviene Di Mauro, la cui moglie è presidente del Comitato regionale. In Sicilia votano 36 società invece che 16 ed esprimono un totale di 265 voti invece che 187. Numeri alla mano, senza quei voti in più non sarebbe stato eletto».

Accuse dirette e pesanti. (d.z.)

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