Calcio, il derby a Padova chiuso ai veneziani
Ma la limitazione vale solo per i residenti in provincia: non quelli di Mogliano, dove vive una folta colonia di tifosi. A pesare sono i tafferugli sull’A27. Vianello (club Alta Marea): «Tutto assurdo»

A Padova, per il derby del 22 novembre, non ci saranno i tifosi del Venezia. Almeno quelli residenti in una provincia, che va da Cavarzere a San Michele al Tagliamento. Quasi, certamente, oggi 12 novembre arriverà la decisione dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive.
Sulla determina pesa sicuramente il fattaccio di Rieti che, tra l’altro, ha bloccato la trasferta a Udine ai supporter della Reyer. Ma a togliere tutti i dubbi alle autorità sono stati i tafferugli di quest’estate, avvenuti in un autogrill, sull’A27, fra le due tifoserie di ritorno da altrettante amichevoli.
Il bello è che, in questa delimitazione territoriale, non è compresa Mogliano, in provincia di Treviso, dove una buona metà dei 28.000 abitanti è composta da ex residenti a Venezia e Mestre. Proprio su quest’ultimo aspetto, il commento di Franco Vianello, presidente e decano del club Alta Marea, è tranchant.«È lampante che la burocrazia non abbia un briciolo d’intelligenza». Vianello Moro riavvolge, poi, il filo dei ricordi.
«Sono passati più di otto anni da quell'11 aprile 2017 quando, di fronte a 9.000 tifosi, più di mille dei quali ANV», continua, «il Venezia di Pippo Inzaghi e Joe Tacopina conquistò, vincendo 1 a 0 con gol di Moreo, la quasi matematica promozione in serie B. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e, mentre il Venezia ha navigato, fra alti e bassi, tra la Serie A e la B, il Padova solo quest'anno, è ritornato nella serie cadetta. Finalmente perché, diciamocelo tutto, è la partita tra due territori vicini, eppur fieramente rivali non solo calcisticamente. Senza che si offendano le più nobili realtà calcistiche stracittadine di Roma, Milano, Torino e Genova, per noi tifosi ANV e biancoscudati questo è più di un derby. Un evento che quest’anno però rischia di essere negato ai supporter lagunari per una scazzottata, avvenuta quest'estate in un'area di servizio dell'autostrada A27 tra Mestre e Belluno, tra due esigue frange delle tifoserie con i conseguenti Daspo, già giustamente comminati. Prima di prendere decisioni semplici e comode - se i tifosi ospiti restano a casa tutti i problemi si azzerano - il questore, che si esprimerà nel GOS, tenga presente un paio di cose. Sempre più frequentemente, gli episodi violenti avvengono solo lontano dagli stadi, ben presidiati dalle forze dell’ordine, oltretutto dotati di telecamere che riprendono ogni angolo e i tifosi ormai sono tutti identificati con la supporter card, a tutti gli effetti un documento d'identità. Anche il gravissimo assalto al treno, stile Western, di Udine pochi mesi fa, è la riprova che le azioni più violente adottano questo schema e le conseguenze giudiziarie passano tutte dalle identificazioni. Oltretutto l’Euganeo, per la sua conformazione degli accessi, è perfettamente controllabile e segmentabile. I pericoli di contatto», chiosa Vianello Moro, «fra i più esagitati sono praticamente inesistenti». Ma la decisione sembra scontata.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova








