Carlotta, dal calcio alla “raffa” nazionale

PADOVA. Ha lo sguardo serio e concentrato, di chi sa quello che fa e lo vuole fare al meglio. Francesca Carlotta Cinetto ha solo 13 anni ma quando stringe fra le mani una boccia sembra molto più grande: i movimenti sono precisi, la traiettoria è studiata, nulla è lasciato al caso. «Di questo sport mi piace un po’ tutto: i movimenti, la concentrazione che ci metti», racconta. Carlotta, come la chiamano tutti, gioca a bocce da pochi mesi e per pura casualità. «Ha talento e in allenamento si vede: è coordinata, ha buone doti», dice di lei Giovanni Buson, responsabile giovanile della società Antenore, che ha sede nel bocciodromo comunale di Mortise. Talento che le è valso la selezione per i Campionati Nazionali Juniores di “raffa”, maschili e femminili: dal 5 al 7 settembre sarà infatti a Roma, con altri sei ragazzi padovani, a competere per il titolo italiano. Appassionata di calcio dall’asilo, si allena con la squadra femminile Zensky-Padova, che ha i suoi campi sportivi proprio di fianco al bocciodromo comunale di Padova. Impossibile non fermarsi, dopo gli allenamenti, a guardare chi gioca a bocce, magari ritornando col pensiero ai giorni d’estate in spiaggia: chi non si è cimentato almeno una volta nel lancio delle sfere sulle piste di sabbia, spianate ad arte? «Mi ha chiesto di provare a giocare: tutto è iniziato così», racconta il padre, Andrea. Da allora, compatibilmente con gli impegni scolastici e calcistici, Carlotta viene a giocare. Con lei anche il fratello più piccolo Giovanni: anche lui si è appassionato a questo gioco e accompagna volentieri la sorella. «Sono contentissimo perché non ho il problema di tanti genitori: quello di dover staccare i propri figli dalla tv. I miei sono sempre attivi fra bocce, calcio e pattinaggio su ghiaccio». Le bocce vantano una storia millenaria: le prime tracce di un'attività ludica, che probabilmente rappresentano la più antica testimonianza del gioco delle bocce, datano al 7000 a.C. con il rinvenimento, in Turchia, di alcune sfere in pietra che mostrano chiaramente i segni di rotolamento su un terreno accidentato. Da allora questo gioco ha continuato il suo sviluppo in buona parte d’Europa: nel 1904 fu predisposto il primo regolamento tecnico di gioco ufficiale. Tre le discipline che si praticano nel nostro Paese, regolamentate dalla FIB (Federazione Italiana Bocce): la raffa (in Italia la più diffusa, si gioca con bocce più grandi e materiali sintetico), il volo (bocce grandi di metallo) e la petanque (bocce di dimensioni inferiori alle altre due specialità). Passatempo da pensionati? Nient’affatto. Almeno: non del tutto. La società padovana Antenore sta promuovendo da anni questa disciplina anche fra i giovani: ai ragazzi dai 6 ai 17 anni vengono dedicati dei corsi tutti i mercoledì e sabato pomeriggio. Recente poi l’iniziativa legata all’Irpea: 34 ragazzi con disabilità intellettuale hanno iniziato ieri al bocciodromo un corso gratuito che durerà fino a dicembre. «Il Veneto è all’avanguardia nel settore giovanile. Li alleniamo anche inventando giochi alternativi, così non si annoiano», spiega Buson. Sette dunque i giovani atleti padovani che domani partiranno per Roma, con la speranza di portare a casa almeno una medaglia: Nicola Buson, Marco e Luca Talin, Michele Magro, Andrea Saladino, Riccardo Zorzetto e Carlotta, che cercherà di vincere l’individuale della sua categoria. La maglietta della società le va grande, arriva quasi alle ginocchia. Ma che importa? «È uno sport individuale, contrariamente al calcio: se faccio degli errori so che devo migliorare solo me stessa».
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