Castellacci: «La Cina tiene ancora fermi i tornei E l’Italia non è pronta»
L’intervista
Matteo De Santis
Il grido d’allarme, mentre qualcuno si accapigliava ancora sulle porte aperte o chiuse, era basato su dati e fatti di prima mano. «Avevo detto che non era un’eresia bloccare tutto – afferma Enrico Castellacci, per 14 anni responsabile dello staff medico della Nazionale e oggi consulente del Guangzhou Evergrande di Cannavaro, nonché presidente della Lamica (Libera associazione medici italiani del calcio) – perché in Cina mi sono reso conto di quanto fosse impenetrabile ed estroverso il virus. Là, nonostante due o tre mesi di vantaggio sull’emergenza, non si parla ancora di riapertura del campionato».
In Italia invece sì.
«Non voglio polemizzare, ma collaborare fattivamente. Le linee guida della commissione tecnico-scientifica della Figc sono tutte giuste e ineccepibili nella teoria. Pongo, però, delle perplessità pratiche e logistiche».
Quali?
«Tutte le società possono mettere e mantenere in sicurezza i centri sportivi? Ci sono strutture per creare tanti piccoli spogliatoi? Che staff medico servirebbe per controllare tutti i giorni giocatori, tecnici e persone a contatto con la squadra e ogni quattro fare i tamponi?»
Risponda lei.
«In A forse, anche se esistono realtà territoriali diverse. In quasi tutta la B e in C no. La maggioranza dei club del nostro calcio non può. E i medici si ritroverebbero soli con una mole di lavoro impossibile».
I suoi colleghi nelle varie squadre che le dicono?
«Sono stato inondato da una marea di messaggi che dicono: “Non siamo in grado”. Non ci si rende conto delle problematiche, della figura e della responsabilità, non solo sanitaria, ma anche penale, del medico sociale, unica categoria ancora non contrattualizzata a livello federale. La nostra non è una polemica perché non siamo stati interpellati, ma una forma di collaborazione per far sì che le linee guida siano realmente applicabili. Capisco le problematiche economiche del calcio, ma stiamo attenti: il Covid-19 non sparirà di colpo, bisognerà ancora conviverci». —
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