Cestaro, la scommessa è l’accordo con il figlio Ma pure con i futuri soci

Per comprendere meglio il momento storico dell’ingresso nella stanza dei bottoni del Calcio Padova di un altro Cestaro (Lorenzo, il figlio 43enne di Marcello), è bene riandare con la memoria all’inizio di quest’anno, pochi giorni dopo l’approvazione del bilancio Unicomm, il colosso della grande distribuzione (7.100 dipendenti) con base operativa a Dueville. Il fatturato 2011 ha sfiorato i 2 miliardi di euro, eppure le preoccupazioni sono tante in famiglia, perché c’è la crisi, che frena i consumi, e perché gli utili si riducono.
Fra i due fratelli, Marcello appunto e Mario, che hanno il 50% a testa di quote del gruppo, i rapporti sono tesi. Il motivo è facilmente intuibile: il cavaliere spende troppo per lo sport, con quel Padova a cui si è legato visceralmente dal 2003 che gli è sin qui costato più di 40 milioni di euro.
Si parla di almeno due acquisti per migliorare ulteriormente la già forte squadra di Dal Canto, un difensore centrale e un centrocampista. Arriva solo il secondo, Bentivoglio, per di più coinvolto nel calcioscommesse. Per farla breve, l’intera famiglia e il nuovo direttore finanziario della Unicomm, Walter Pulcini, in quei giorni impongono l’alt al patron, chiudendogli i cordoni della borsa. Basta con gli ingaggi folli, soprattutto considerando che alla fine della stagione calcistica 2011/12 il conto complessivo salirà a 70 milioni! Così, per evitare una “spaccatura” pericolosa in casa Cestaro, Mario, i figli (tre) di Marcello e le banche che lavorano con il gruppo suggeriscono la mossa Lorenzo: deve entrare nel Padova.
«Uno che i conti li sa fare, e ci sta anche molto attento», scherzava lunedì sera il cavaliere dopo l’assemblea dei soci. Sarà lui a ricoprire il ruolo di vice presidente operativo e di amministratore delegato nell’organigramma che sarà definito a metà luglio, ma soprattutto è tra padre e figlio che si giocherà la vera scommessa per il futuro: fare meglio di quanto (non) fatto sinora, a costi ridotti di oltre il 60 per cento.
Mica facile, specialmente considerando l’ambizione (intatta) del presidente. E se davvero dovessero entrare in società i Bergamin, i Tosetto e i Salot, i due imprenditori e il mediatore finanziario che stanno trattando da settimane con Cestaro l’acquisizione di un pacchetto di quote fra il 20 e il 30%? La scommessa sarebbe ancora più intrigante, perché parliamo di gente molto seria, abituata soprattutto a risultati concreti e ai conti a posto, non agli sperperi a getto continuo. Il nuovo romanzo biancoscudato è appena agli inizi, credeteci.
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