Che pasticciaccio, questa Lega Pro tra rinunce e ripescaggi

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Permetteteci però, una volta inserite le due padovane in un’ipotetica griglia di alta classifica, diciamo da zona playoff - chi arriva primo, ricordiamolo, sale, dalla seconda alla quinta si va invece agli spareggi - di evidenziare la palese contraddizione in cui, ancora una volta, i vertici del calcio italiano stanno scivolando: da un lato annunci ripetuti sul fatto che non verranno concesse deroghe a nessuno - in sostanza, o si hanno le carte in regola o non si partecipa ai campionati - e dall’altro aumento dei ripescaggi, perché qui siamo ad una falcidia di club spariti. La Lega Pro, a tutt’oggi, registra infatti ben nove defezioni (Castiglione, Monza, Varese, Real Vicenza, Venezia, Grosseto, Paganese, Barletta e Reggina), che fanno scendere il numero delle partecipanti da 60 a 51. Con il Parma uscito dalla serie A, e scomparso, come il Padova lo scorso anno, dal professionismo, dunque costretto a ripartire dalla Serie D, un’altra (dovrebbe essere il Brescia a salire) si aggiungerà alle 9, per cui saremo a 50. E tutto ciò senza considerare le conseguenze dei processi sportivi per il calcioscommesse che interessano Catania e Teramo, altre due formazioni al momento inserite tra i cadetti. L’incertezza, come si può constatare, è enorme, ma intanto da Roma si viene a sapere che chi vuole, tra le candidate al ripescaggio in terza serie, può presentare domanda, con buone probabilità di vedersela accolta. Occorrono 500 mila euro a fondo perduto e il gioco è (quasi) fatto. Così il Padova potrebbe ritrovarsi accanto ancora l’Altovicentino di patron Dalle Rive - perché in graduatoria è messo bene - oltre al Pordenone (retrocesso a maggio) e ad altri club. Forse - ma sottolineiamo il forse - si arriverà a 54 formazioni, suddivise in tre raggruppamenti da 18. La confusione, ripetiamo, regna sovrana, e in attesa che il procuratore federale Palazzi formuli le sue richieste nei dibattimenti delle prossime settimane ci sembra di poter affermare che si è partiti di nuovo con il piede sbagliato. A parte i parametri considerati per valutare chi abbia più diritto di altri ad essere ammesso alla categoria superiore, parametri molto discutibili nel 2015, scaturisce spontanea una domanda: a che cosa è servito vincere sul campo, e dunque stabilire una classifica finale, se poi si aprono le porte a tutti pur di organizzare un torneo che rinega in partenza i valori emersi pochi mesi fa? Non sarebbe stato meglio prendere l’occasione al volo, invece, per avviare la riforma dei campionati, riducendo le squadre e, di conseguenza, anche i contributi da dare loro? Siamo curiosi di verificare come usciranno i prospetti di B e Lega Pro, anche se temiamo che venga confezionato l’ennesimo “pasticciaccio” .

Ultima annotazione: il Venezia, fallito per la terza volta nella sua recente storia, riparte con una cordata statunitense. Dopo i russi, ecco gli americani. Valli a capire, gli imprenditori della laguna e dintorni: snobbano la loro squadra, espressione di una città ammirata e invidiata dal mondo. Scusate se insistiamo, ma lo ribadiamo a caratteri cubitali: teniamoceli stretti i vari Bergamin, Bonetto e Gabrielli. Padovani doc, che amano la loro terra come pochi. E che soprattutto credono in se stessi.

Stefano Edel

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