Comunque grazie azzurri

 

Fa male vederli saltellare e abbracciarsi, alzare in alto i cuori e la coppa, la terza in quattro anni. Fa male, anche se abbiamo perso contro i campioni di tutto e sbaglieremmo a considerare quel che abbiamo portato a casa poco più di niente.

Al di là delle proporzioni della sconfitta, è tutto quel che abbiamo fatto prima di ieri sera che deve inorgoglirci. Due anni fa eravamo i penultimi del Mondiale, ora siamo i secondi in Europa. È un bel salto, ma dopo quel che eravamo riusciti a costruire in questi 21 giorni volevamo qualcosa in più. Insomma, ci aspettavamo la favola: c’era tanta voglia di rivedere un altro giocatore vestito d’azzurro alzare la coppa d’Europa, 44 anni dopo Giacinto Facchetti e 12 anni dopo quella che stavamo per alzare a Rotterdam con Paolo Maldini, beffati a tempo scaduto dai francesi.

Quel giorno, in Olanda, sì che c’era da mettersi a piangere, per come era accaduto. Stavolta no, perché gli azzurri sotto la guida di Cesare Prandelli sono riusciti a fare più di quello che ci si aspettava. Il ct è andato molto vicino a ripetere quello di Ferruccio Valcareggi, che nel 1966 ereditò una nazionale reduce dal disastro contro la Corea del Nord ai Mondiali inglesi. In due anni seppe rianimarla e vincere l’Europeo di Roma. Stavolta ci siamo solo andati vicino e torniamo a casa con le valigie piene di amarezza solo per l’ultimo atto ma con un carico immenso di orgoglio per aver saputo dare almeno in campo un’immagine bella, diversa del nostro calcio.

Fuori c’è ancora molto da fare (e molto di cui preoccuparsi) e questa nazionale può essere d’aiuto. Ai vertici, purtroppo, abbiamo solo collezionisti di poltrone e galleggiatori nel vuoto e dovremo guardarci anche dal fuoco amico. Prandelli ha fatto capire quanto sia difficile guidare una nazionale che diventa il centro di tutto per un mese e per il resto dell’anno è quasi un fastidio.

Insomma, ora son tutti buoni ad applaudire e a dar pacche sulle spalle. Poi, quando arriveranno serie A e coppe, sarà dura trovar spazio per la nazionale e permetterci di restarne innamorati come lo siamo stati in questo magico e indimenticabile scorcio d’estate. Per questo a Prandelli dobbiamo dire grazie di cuore.

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