Dalla Champions a La Rocca «Cercavo solo i miei nonni»

Mercoledì 8 marzo 2006: con un secco 2-0 il Benfica di Ronald Koeman espugna lo storico Anfield ed elimina il Liverpool, campione in carica, negli ottavi di finale di Champions League. In panchina c’è anche Marcel Augusto Ortolan, attaccante brasiliano che allora ha 25 anni.
Domenica 29 settembre 2019, stadio Bruno Bezzi di Fiesso Umbertiano (Rovigo): è il 44’ del secondo tempo e Ortolan sigla il 4-4 con cui la sua squadra, La Rocca Monselice, strappa un sudato pareggio alla Fiessese nel campionato di Prima Categoria.
«Ma il calcio è sempre calcio, e un professionista resta tale sia che giochi ad Anfield o a Fiesso Umbertiano», rassicura Marcel, stella del calcio brasiliano catapultata nel calcio di provincia padovano.
Cosa ci fa un bomber internazionale a Monselice?
«Vivo ad Albignasego da pochissimi mesi: mi sono trasferito con la mia famiglia in Italia, per ripercorrere la storia e per scoprire i luoghi natali dei miei antenati. I miei nonni erano di Eraclea, mentre mia moglie Raffaela Mancini ha avi padovani. Sono venuto in Italia per ottenere la cittadinanza e mi sono innamorato di Padova e della sua provincia: ho così deciso di fermarmi qui con la mia famiglia e i miei due figli, Davi e Sara. Un mio caro amico, Aboubaker, mi ha raccontato la sua felice esperienza con La Rocca Monselice e ho deciso di fare la preparazione atletica con loro. Mi sono trovato benissimo e ho deciso di restare».
Dieci anni fa lei giocava con Neymar, oggi con bomber di periferia...
«Con Neymar, al Santos, ho vinto un titolo brasiliano. Ero titolare in quella squadra e ho segnato molte reti. Ma poi ho giocato anche con Rui Costa e Miccoli, gli altri due veri campioni che mi sono rimasti nel cuore. Con la nazionale Under 23, invece, ero in campo con Robinho e Maxwell. In Brasile, al Gremio, dalle giovanili spesso arrivava in prima squadra Douglas Costa. Ho giocato anche con Alex Sandro, oggi alla Juventus: ci sentiamo spesso per telefono, è rimasta una grande amicizia».
La differenza, oggi in Prima Categoria, si sente?
«Macché! Ho dei compagni di squadra che hanno solo mancato l’appuntamento con la fortuna. E’ mancata l’occasione. Qualcuno dei miei attuali compagni starebbe benissimo in serie A».
Domenica nel derby di Monselice il suo secondo gol di questa stagione.
«Sì, ma sto privilegiando il corso da allenatore Uefa C a Mestre, che mi porta via tempo. Mi alleno poco e, giustamente, il mister fa giocare chi si allena. Il mio sogno resta quello di allenare le giovanili».
Lei ha una carriera da vero giramondo.
«In Brasile ero molto quotato, poi ho scelto di monetizzare la mia carriera e sono stato tra i primi ad accettare ingaggi in Giappone e Corea del Sud. Si poteva guadagnare cinque volte tanto rispetto che in Sudamerica. Poi è arrivata la grande occasione del Portogallo, con Acadameica, Braga e soprattutto Benfica: è stato l’anno della Champions, del clamoroso ottavo contro il Liverpool e dei quarti di finale al Camp Nou contro il Barcellona di Ronaldinho ed Eto’o. Mi hanno fermato solo dei problemi alla cartilagine, che hanno interrotto la mia carriera. Ho scelto la salute e la famiglia e ora ho ritrovato il pallone qui a Monselice». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova