Dentello Azzi, il carioca di Dio «Qui perché mio bisnonno era veneto mi piace Kakà e sogno la serie A»

CITTADELLA. Si chiama Paulo Dentello Azzi, è nato a Braganca Paulista (stato di San Paolo) il 15 luglio 1994. È lui una delle mosse vincenti di Claudio Foscarini, che hanno consentito al Cittadella...
Di Federico Franchin

CITTADELLA. Si chiama Paulo Dentello Azzi, è nato a Braganca Paulista (stato di San Paolo) il 15 luglio 1994. È lui una delle mosse vincenti di Claudio Foscarini, che hanno consentito al Cittadella di tornare a quel successo così importante ai fini della salvezza. L'esordio da titolare dell'attaccante della Primavera (alla sua prima convocazione in prima squadra) ha sorpreso un po' tutti, anche il diretto interessato. «Per me questo è un passo importante», spiega Azzi. «Ho giocato la mia prima partita in serie B, è un sogno che si realizza. Prima della partita tutta la squadra mi ha dato forza. Djuric, Surraco, Scaglia, Pellizzer, tutti mi hanno trasmesso tranquillità». Azzi è arrivato in Italia tramite il procuratore Marco Petrin, che l'ha notato nel Paulista e l'ha consigliato al dg granata Stefano Marchetti. «Sono venuto a fare un provino a novembre e a gennaio il Cittadella mi ha preso in prestito», svela l'attaccante carioca. «Il mio obiettivo è quello di mettermi in mostra per guadagnarmi un contratto nel Cittadella e poi magari arrivare a coronare il sogno di giocare in serie A». C'è sangue veneto in Paulo Dentello Azzi. «Il mio bisnonno, dalla parte di mio papà, abitava a Ceneselli, un paese in provincia di Rovigo. La mia bisnonna, da parte di mia madre, invece aveva una sorella che viveva a Salerno. Le mie origini sono quindi italiane e questo mi ha consentito di poter usufruire della doppia cittadinanza». Azzi vive in simbiosi con lo stadio. «Ho un appartamentino vicino al Bar del Tombolato. A casa mi piace leggere libri, vedere le partite di basket in tv e giocare alla Playstation». Paulo Dentello Azzi è molto credente. «Vedo Dio come la base di tutta la mia vita. Senza di lui non saremmo niente. Ringrazio Dio tutti i giorni attraverso la preghiera e l'ho fatto anche sabato prima di scendere in campo. Il mio esempio nel calcio è Kakà, che è credente come me. Mi rispecchio molto nel suo stile di vita. Come giocatore invece mi fa impazzire Cristiano Ronaldo». A proposito di fede, Azzi frequenta con regolarità la chiesa. «Vado spesso nella Chiesa Evangelica di Tezze sul Brenta e in quella brasiliana di Dueville. Tra i compagni frequento invece Coly, Djuric, De Leidi, Surraco e Gorini, con cui mi trovo spesso a mangiare». L'attaccante, tifosissimo di quel Santos in cui hanno giocato Pelè e Neymar, crede fortemente alla salvezza. «Sabato abbiamo battuto una squadra forte come il Carpi. Ora ci attende il derby contro il Padova che è già da sé una gara sentita. Penso che la squadra si sia ripresa e che ora sia giusto credere tutti insieme nella salvezza. Sabato, all'Euganeo, sarebbe bello giocare ancora da titolare, ma spetterà al mister decidere. Io devo solo pensare a lavorare e a migliorarmi». Contro i biancoscudati di Michele Serena, a 26 punti come i granata, il Cittadella giocherà senza gli squalificati Coralli (deve scontare altre 3 giornate), Alborno, Busellato e Surraco. Tante pedine fondamentali, soprattutto in attacco, che mancheranno nello scacchiere di Claudio Foscarini. Il tecnico , che recupererà Di Donato e Perez, però ci crede e già sabato ha suonato la carica in vista del derby. «Adesso abbiamo bisogno di un filotto di vittorie», ha detto Foscarini. «Dispiace giocare il derby con tutte queste assenze, ma ora abbiamo solo bisogno di portare a casa una vittoria anche all'Euganeo. Il pareggio servirebbe a poco».

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