Due crisi e un comune denominatore: dirigenti presuntuosi

di STEFANO EDEL C’è un denominatore comune che unisce Atletico San Paolo e Thermal Abano, chiamate a tentare una mission quasi impossible, salvarsi dopo una stagione che definire penosa è dire poco:...
Di Stefano Edel

di STEFANO EDEL

C’è un denominatore comune che unisce Atletico San Paolo e Thermal Abano, chiamate a tentare una mission quasi impossible, salvarsi dopo una stagione che definire penosa è dire poco: la presunzione. Sissignori, tanta presunzione, perché al vertice delle due società ci sono persone che credono di aver capito tutto del calcio, di saperlo gestire come pochi (e si è visto in che modo...), di essere dove sono solo perché qualcuno li ha traditi rispetto alle attese e, aggiungiamo noi, alle promesse fatte ad inizio stagione. La realtà è che, tanto su un fronte quanto sull’altro, si è improvvisato, abusando di se stessi e delle proprie forze, con i limiti che i risultati e la conduzione stessa del campionato hanno evidenziato in tutta la loro (pesante) evidenza.

Se bisogna arrivare alla serie D, anticamera del professionismo, per fare poi simili figure, sarebbe meglio lasciar perdere: lo status di dirigenti con la “D” maiuscola, a prescindere dalla categoria che inizia con la stessa lettera, si acquista giorno dopo giorno, ragionando con senso della misura, passo proporzionato alla lunghezza della gamba e serietà nei rapporti con giocatori, tecnici e tifosi. La vicenda del San Paolo è emblematica: un film già visto, dove la recidività (delle pessime azioni) è il connotato di fondo. Si sono tornati a fare gli stessi errori del (recente) passato, ingannando - perché questo è il verbo corretto per sintetizzare l’attuale, sconcertante situazione delineatasi - le varie componenti coinvolte. Una prima squadra abbandonata, di fatto, a se stessa a metà campionato, dopo un cambio di allenatore che farebbe presumere che ci siano soldi in cassa per permettersi il... lusso di pagarne due, di tecnici, e invece si scopre che la squadra avanza i rimborsi-spese da ottobre, che alcuni se ne sono andati sbattendo la porta, che si vive di... volontariato e basta e che, se uno intende investire sul futuro (cercando di rimanere nella categoria), deve giocare gratis. Lo ribadiamo: evaporati come neve al sole gli annunciati, e strombazzati, finanziatori olandesi, oggi lo stato finanziario del secondo club calcistico cittadino è tale che servirebbero almeno 150 mila euro per evitargli il secondo fallimento consecutivo. E chi mai li tirerà fuori? Risposta: nessuno. Che cosa s’inventano, allora, dalle parti di via Canestrini? I conti correnti per la sopravvivenza del settore giovanile, sperando di salvare il salvabile. Chissà mai - è il ragionamento - che un po’ di giovanotti salpino per altri lidi, qualche soldino salterebbe fuori. Auguri, ragionando così non si va da nessuna parte.

A quella del San Paolo si è aggiunta la crisi, tecnica, della Thermal Abano. Via il direttore sportivo Contarin, via l’allenatore Vittadello. I contrasti con la proprietà (Maistrello) sono ufficialmente all’origine del divorzio. In panchina si è seduto (ieri) Prediali, il quarto mister ingaggiato dall’estate scorsa ad oggi. Anche qui, ci fossero le forze economiche in grado di permettersi simile... lusso, uno direbbe: facciano come credono. Nulla di tutto ciò, la Thermal è all’agonìa o quasi, tanto che si parla apertamente di fusione con l’Abano l’anno prossimo. Domanda inevitabile: non è meglio cambiare mestiere, invece di fare i manager del calcio? Ne guadagnerebbero tutti, perché a questi livelli, e con questa crisi, di facili guadagni non ce n’è più per nessuno. Potete starne certi.

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