Dybala incanta la Juve Sempre più erede di Sivori
TORINO. Il 10 sulle spalle, un sinistro magico e quell’inconfondibile accento argentino da tempo gli avevano regalato il soprannome di “Omarito”. La metamorfosi si è completata e l’allievo ha raggiunto il maestro. La doppia prodezza che «riconcilia con il calcio», per usare le parole di Sarri, ha certificato che Paulo Dybala è sempre più l’erede juventino di Omar Sivori.
Quasi la chiusura di un cerchio lungo cinquant’anni, in cui non sono mancati i fuoriclasse che hanno indossato quel numero così simbolico sopra il bianconero: da Platini a Del Piero, passando per Baggio e Tevez, l’elenco è nobile.
La Joya segna tanto (89 gol in 207 partite bianconere), dipinge calcio, sforna assist, gioca in più ruoli ed è imprevedibile. «Gli manca solo di giocare con i calzettoni abbassati», scherza Nestor Sivori, figlio del grande Omar scomparso 15 anni fa, quando rivede le giocate di Dybala.
Come quelle mostrate contro l’Udinese in Coppa Italia, inventando dal nulla la triangolazione da urlo con Higuain per l’1-0 e il tiro a giro sotto l’incrocio per il 3-0. «Dybala non è classificabile perché è un fuoriclasse – sorride Sarri – non penso che un allenatore possa aggiungere qualcosa a un fuoriclasse. Ora è in grande fiducia dopo un momento di difficoltà, ma è uno dei giocatori che segnerà il calcio mondiale nei prossimi anni». Aveva incantato tutti nella famosa notte di Champions dell’aprile 2017, quando stese il Barcellona di Messi con due gol strepitosi e una partita da fenomeno, ma Dybala ha rischiato di smarrirsi per strada e di perdere la Juve nell’ultimo mercato. Ha puntato i piedi per non lasciare la Juve in estate e ora l’ha riconquistata a modo suo, vivendo una delle sue migliori stagioni di sempre. Ha già segnato più reti di tutta l’intera annata 2018/19 (11 contro 10, con la metà delle partite giocate) ed è sempre più centrale nel progetto di Sarri. Con o senza Ronaldo, la Juve non può fare a meno della Joya. Anche per un dato statistico che gli vale il titolo di “Mister Vittoria”: dal suo esordio in bianconero, agosto 2015, ha vinto 150 gare in tutte le competizioni, almeno 11 in più di ogni altro giocatore di Serie A: Bonucci si ferma a 139, Pjanic a 136 e Callejon a 134.
Il nuovo Sivori, già evocato dallo stesso club bianconero quando due anni fa segnò un gol al Sassuolo identico ad uno di “Cabezon” in Juve-Roma del 1961, non ha mai dribblato il paragone e anzi dedicò al predecessore argentino la tripletta in Champions allo Young Boys (ottobre 2018) nel giorno del suo compleanno. Simboli ed eredità che Dybala vuole prolungare insieme al suo contratto, ma la prima vera mossa deve farla la Juve dopo i primi sondaggi: andare avanti insieme è più di una priorità. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova