Forza e corsa nel fango Così Eder venne scoperto a 17 anni nella Primavera

INVIATO A MONTPELLIER. «Sembra vispo quel ragazzino...». Febbraio 2003, su un campo spelacchiato del Brasile, nella stato di Santa Caterina, sta giocando la Primavera del Criciuma, società che partecipa al campionato di serie B. Piove a dirotto, il tetto della tribuna è un groviera e non basta a proteggersi, se ne vanno quasi tutti ma non tre procuratori italiani ovvero Andrea Bagnoli (nella foto), Eugenio Ascari e Emanuele Ricci, arrivati per vedere l’attaccante Douglas, classe 1986. “Quel ragazzino” però non è Douglas ma un numero 7 che ancora non conoscono. “Quel ragazzino” si chiama Citadin Martins Eder.
Il primo incontro. Andrea Bagnoli se ne intende di attaccanti: in carriera ha segnato 81 gol tra C1 e C2, lasciando grandi ricordi alla Torres, al Pontedera ma soprattutto al Livorno. A fine partita si apposta dietro lo spogliatoio del Criciuma, aspetta Eder e gli fa un cenno quando esce. Il ragazzino spalanca gli occhi: «se você está procurando por mim?». «Sì si, sto cercando te».
La vita di Eder cambia in quell’attimo. «Ricordo - racconta ora Andrea Bagnoli - che restai colpito da quel ragazzo. In campo era un combattente, si gettava su ogni pallone come se fosse quello per vincere il Mondiale, e poi quando accelerava non lo teneva nessuno. Fuori si dimostrò più maturo dei suoi 17 anni. Andai a parlare con i genitori, spiegando che c’era la possibilità di un’esperienza da calciatore in Italia. Poche settimane dopo avevamo già un contratto pronto».
Corvino e il Lecce. Il primo interlocutore a cui si rivolgono Bagnoli, Ascari e Ricci è Pantaleo Corvino, allora ds del Lecce. Un video, una relazione ma soprattutto tante telefonate. Eder va in prova in Puglia dove tra l’altro c’è anche Pellè (incredibile, la stessa coppia 13 anni fa...), piace da matti, ma Corvino va alla Fiorentina. Risultato? Ora lo vuole la Fiorentina. Che però non può tesserare come extracomunitario un ragazzino di 17 anni, vai a spiegarlo ai Della Valle...
Il bisnonno e l’intuito di Carli. «Lo status di extracomunitario poteva creare qualche problema - confida Andrea Bagnoli - ma dopo una serie di ricerche scoprimmo che Eder aveva un bisnonno di Treviso». Già, tale signor Battista Righetto nato a Nove, paesino in Veneto. «Ne parlai con Marcello Carli, ds dell’Empoli che era stato mio compagno di squadra nel Livorno. Ricordo ancora le sue parole: “Andrea, io vengo a vederlo ma noi all’Empoli i ragazzi li facciamo crescere in casa, non posso spendere soldi per un giovane straniero”. Ma gli feci cambiare idea. Anzi, gliela fece cambiare Eder...».
Carli vede Eder in allenamento e in una partita, resta travolto e convince il presidente Corsi che stavolta si può fare uno sforzo. L’affare si chiude nel giro di pochi giorni. L’Empoli compra Eder pagando 550mila euro al Criciuma e fa firmare al ragazzo un contratto di 5 anni da 120mila euro a stagione, cifre alte per una società come quella toscana.
Voglia di Nazionale. Il resto è storia recente. Ma Andrea Bagnoli svela un altro retroscena molto interessante. «A gennaio - spiega - abbiamo ricevuto per Eder molte richieste. Ce n’erano almeno un paio all’estero di alto livello, offerte che avrebbero fatto guadagnare al ragazzo molto più che all’Inter. Ma lui non ne ha voluto sapere. “Non voglio andare sennò perdo la nazionale e l’Europeo” mi spiegò in quei giorni. Sarà anche un oriundo ma ti garantisco che Eder ci tiene alla nazionale più di tanta gente che è nata qui».
La telefonata. Figuriamoci se venerdì sera, dopo il gol decisivo contro la Svezia, poteva mancare la telefonata a chi l’ha portato in Italia. «Sì, ha chiamato ed era entusiasta. In quell’attimo mi è venuto da ripensare al primo giorno che lo vedemmo in Brasile. Durante il viaggio di andata forammo due ruote, diluviava ed eravamo disperati, tanto da maledire quel viaggio. Però decidemmo lo stesso di andare a vedere quel Douglas...».
E di scoprire che «il ragazzino sembra vispo». Ma mica Douglas. Quel numero 7.
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