Giri, Tour, Vuelta, Mondiali È Pengo, il meccanico che ogni corridore pro vorrebbe al suo fianco

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Un italiano sul podio del Tour de France. Ieri alla partenza dell’ottava tappa da Dreux ad Amiens il direttore della Grande Boucle Christian Prudhomme ha premiato (foto sotto) il capo dei meccanici della Bahrain Merida e della Nazionale azzurra su strada, Enrico Pengo. 45 anni, vicentino di Camisano ma padovano di adozione, conosciuto nell’ambiente del ciclismo con il soprannome di “meccanico dei campioni”, ha ricevuto il riconoscimento per la ventesima partecipazione al Tour. «È un premio che mi appaga dei tanti sacrifici che ho fatto in oltre 25 anni di carriera per arrivare a questi livelli. Per coincidenza mi è stato consegnato nel giorno in cui in Francia è festa nazionale», ha detto commosso Pengo sceso dal palco.

LA CARRIERA

Figlio d’arte, il papà Adriano gestisce una piccola officina in via Piazzola, proprio ai confini con la provincia di Padova, Enrico ha iniziato a sporcarsi le mani di grasso fin da bambino. Il suo sogno era quello di diventare meccanico di grandi squadre. E lo potuto realizzare grazie all’ex direttore sportivo Flavio Miozzo di Pieve di Curtarolo che nel 1993 gli ha proposto di entrare nel mondo pro’ alla Mobili Bottecchia che quell’anno ha partecipato a Giro, Tour e Vuelta. Da allora la sua carriera è stata un continuo crescendo: 18 Campionati del mondo su strada, 27 Giri d’Italia e appunto 20 Tour, e a guadagnarsi la fiducia del team di Vincenzo Nibali. La chiave del successo è stata la grande passione per il mestiere. Chi gli è stato vicino afferma che Pengo quando c’è bisogno lavora anche di notte per far trovare a puntino le bici al via della corsa.

L’ AMICO DEI CAMPIONI

In tanti anni di carriera Pengo ha conosciuto i più grandi campioni del pedale. Nei 16 anni in cui ha lavorato per la Lampre e nei due per la Ballan ha stretto un rapporto di amicizia con Giuseppe Saronni, Gilberto Simoni, Alessandro Petacchi, Bruno Cenghialta e Mario Cipollini. A casa conserva la bici di Simoni con cui ha vinto il Giro nel 2001. Persona umile e di grande professionalità, è capace di “cucire” la bici su misura del corridore. Un particolare non da poco nel ciclismo di oggi, in cui l’attrezzatura ha un ruolo fondamentale.

GLI AGGIORNAMENTI

Il successo di Pengo in una settore dove la tecnologia negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, è quello di mantenersi costantemente aggiornato. «Ogni anno passa un mese a Tokyo per studiare i nuovi materiali», spiega il papà Adriano. «Basti pensare che il cambio meccanico non esiste più, oggi i comandi sono tutti elettronici e se non sai adoperare il computer non riesci a trovare i difetti. Su questo mio figlio non è secondo a nessuno e ha la piena fiducia da parte dellee maggiori case costruttrici». Tutti gli anni a Natale Enrico organizza un’asta per beneficenza e mette in palio alcune maglie dei campioni. Anche per questo suo impegno umanitario ha saputo farsi benvolere in paese, dove peraltro vive poco a causa degli impegni che lo portano sempre in giro per il mondo. —

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