Il meraviglioso mondo di Tortu il ragazzo-jet

Accoglienza da star per il ventenne che ha abbattuto  il record di Mennea sui 100 metri: «Nato per correre»
l finanziere Filippo Tortu, ha stabilito nel Meeting di Madrid, il primato italiano dei 100 mt., superando il precedente record, conseguito da Pietro Mennea alle Universiadi del 1979 a Città del Messico: la sua prestazione, di 9'99 secondi, è destinata a segnare in modo indelebile la storia dell'atletica, 23 giugno 2018. ANSA/ UFFICIO STAMPA GUARDIA DI FINANZA +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++
l finanziere Filippo Tortu, ha stabilito nel Meeting di Madrid, il primato italiano dei 100 mt., superando il precedente record, conseguito da Pietro Mennea alle Universiadi del 1979 a Città del Messico: la sua prestazione, di 9'99 secondi, è destinata a segnare in modo indelebile la storia dell'atletica, 23 giugno 2018. ANSA/ UFFICIO STAMPA GUARDIA DI FINANZA +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

MALPENSA (Varese). Il sorriso di Filippo Tortu è un angolo di cielo. All'indomani dell'impresa di Madrid, dove con 9"99 ha frantumato il record di Mennea sui 100 metri, diventando il primo italiano ad abbattere il muro dei 10", lo sprinter 20enne atterra a Malpensa in ritardo di quasi 2 ore rispetto ai programmi ma ha tutte le ragioni per sfoggiare il profilo migliore. Viene accolto all'aeroporto da un lungo abbraccio degli amici di sempre - sventolano uno striscione che recita "non sei da 10 ma da 9"99" - e dagli applausi di un centinaio abbondante di fan, occasionali ma davvero entusiasti.

«Non mi aspettavo questa accoglienza», ammette Tortu, «Pensavo venisse solo mio cugino. Ma il record è un'emozione unica. Ho battuto un record storico, Mennea resta il mio mito, il più grande atleta italiano di tutti. Ho abbattuto il muro dei 10 secondi davanti alla mia famiglia e al mio staff. Era un tempo che sognavo da anni, ma non è una sorpresa. Nelle gare precedenti mi ero avvicinato molto, anche se adesso non riesco ancora a realizzare ciò che ho fatto».

Tortu "resta concentrato" sugli Europei di Berlino, che si svolgeranno dal 7 al 12 agosto, e non pensa al record sui 200 ("resta inavvicinabile, è fuori portata"). Non parla di medaglie (“Ma in gara può succedere di tutto”), ma sa di aver registrato la terza prestazione stagionale tra i velocisti continentali.

«Il mio obiettivo ad inizio anno», evidenzia Tortu, «era raggiungere la finale degli Europei e lo è anche ora. Poi, nei 100 metri può succedere di tutto». Gli amici lo reclamano. C'è voglia di festeggiare, in ritardo, il suo compleanno. È stato il 15 giugno, ma proprio per non distogliere l'attenzione dall'obiettivo la festa è stata posticipata a ieri sera. Tortu ha il volto stanco ma è raggiante: la sua stanchezza non cancella il dono che ha fatto all'Italia, un primato storico e una nuova speranza nell'atletica leggera. «Mi piacerebbe che, grazie a me, si parlasse di più dell'atletica, uno sport meraviglioso».

Nell'anno del flop del calcio senza Mondiale, c'è bisogno di nuovi atleti per cui tifare. Non hanno dubbi in proposito, il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, e il Comandante generale della Guardia di Finanza, generale Giorgio Toschi, che hanno subito fatto pervenire le proprie congratulazioni al finanziere-campione. Tanti i messaggi di congratulazioni per il giovane atleta, tra questi quello Alessandro Del Piero che ha ricordato un particolare aneddoto: «Qualche mese fa la moglie di Mennea, Manuela, ha consegnato a Tortu la borsa di studio intitolata al suo grande marito. Ora Filippo ha battuto il record di Pietro sui 100 metri che resisteva da quando ero bambino. Lo sport regala sempre storie speciali...».

«Lui nel Dna è campione, ma lo è diventato anche per lavoro», spiega Salvino Tortu, 59 anni, avvocato, un passato in Publitalia e poi una vita spesa sul filo del cronometro. Lo ha visto crescere in famiglia, con la mamma che sgrida chiunque lo chiami Pippo e il cane Ettore cui tutti sono affezionati. E lo ha accompagnato soprattutto in pista. «Da quando Filippo era bambino, ho sempre detto che sarebbe potuto diventare un campione», racconta, «Sin da piccolo, più che camminare sprintava. Andava più veloce degli altri anche quando giocava a basket». Poi è arrivata quella lavagna a spiegare cosa aveva in testa e nelle gambe il ragazzo prodigio. «Correva negli allievi, fece i 100 in 10"72 e tornò felice a casa. Ma sulla lavagna sopra il letto scrisse -73 accanto al suo traguardo. Ora recita l'ultimo tempo prima di Madrid: appena arriviamo andiamo subito ad aggiornare...».

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