Il viaggio di Mandorlini Quel baby del Ravenna ne ha fatta di strada e ritorna da avversario

/ Padova
Mai detto fu più azzeccato. Perché c’è sempre una prima volta, anche a 60 anni compiuti. Può sembrare incredibile, considerata una carriera lunghissima e senza pause, ma domani pomeriggio mister Andrea Mandorlini tornerà per la prima volta da avversario nella sua Ravenna. Ed il termine “sua Ravenna” non suona affatto ridondante. Perché è lì che l’allenatore biancoscudato è nato, cresciuto e si è fatto le ossa da giocatore prima di spiccare il volo verso la A, senza mai scordare le radici. A Ravenna ha messo su casa e famiglia, ha costruito un futuro per i suoi figli e ora si gode i nipoti.
IL lungo VIAGGIO verso casa
È il 1975. Il presidente della Repubblica è Giovanni Leone, Giacomo Agostini vince il suo undicesimo titolo nel motomondiale, Bill Gates fonda la Microsoft. E un vispo 15enne viene aggregato al ritiro della prima squadra del Ravenna. È poco più di un bambino, ma da quelle parti non avevano mai visto un prospetto così forte e infatti quello stesso anno Mandorlini parte per Torino assieme all’allenatore Natale Bianchedi per sostenere un provino con i migliori talenti d’Italia. Il provino va bene, il Toro si fa avanti e Mandorlini lascia casa da adolescente per aggregarsi agli Allievi granata. Il resto è storia nota di una carriera di successo, interrotta al momento giusto e un paio di stagioni dopo aver ricevuto un bigliettino speciale. È il 1991, il Trap lascia l’Inter dopo aver vinto tutto e saluta i suoi ragazzi con una dedica a testa. A Mandorlini scrive: “Più avanti capirai certe mie scelte, soprattutto quando sarai allenatore e sono sicuro che diventerai un grande tecnico”. Ne è sicuro anche lo stesso Andrea, che inizia ad allenare a 33 anni e dopo una stagione in Interregionale torna nella sua Ravenna da allenatore in seconda. Ci resta quattro stagioni, vince una Serie C e raggiunge le vette più alte della storia del club romagnolo. Si fa notare ma riceve la prima delusione della carriera. Quando è pronto per prendere in mano la guida della squadra la società gli preferisce Sandreani, lui accetta di continuare a fare il vice per un’altra stagione ma decide che è il momento di camminare con le proprie gambe e lascia Ravenna una seconda volta per ripartire dal basso, dalla Triestina e dalla C2. Le due strade non si incroceranno mai, perché il Ravenna precipita mentre il mister vola.
la famiglia e la dynasty
Eppure Ravenna è sempre stata la sua casa. Qui si è stabilito con la moglie e ha fatto crescere i figli. Qui torna ogni weekend dopo le partite nella sua casa della frazione Classe, accolto da quatto cani, tre springer e un barboncino. A poche centinaia di metri da lui vive il primogenito Davide, mentre l’altro figlio Matteo abita più in centro. Proprio Davide gestisce l’attività di famiglia, due stabilimenti balneari a Marina di Ravenna e al Lido Adriano, dove in passato si è festeggiata, grazie a Matteo, l’ultima promozione del Padova in C. E dove non di rado, d’estate, passano vecchi amici, come Luca Toni. Ma Ravenna vuole dire anche i quattro nipoti, tre bambine e un maschietto, Andrea junior, che gioca già a calcio con il nonno e potrebbe continuare la dinastia. Poi c’è lo stadio Benelli, dove il tecnico non ha mai messo piede da avversario. L’ultima volta c’è stato in tribuna, quando si mischiò al pubblico per vedere suo figlio Matteo. Lasciandosi scappare parole profetiche: "Un mio ritorno a Padova? Mai dire mai, è nel mio cuore".
ma matteo è out
Buone notizie dalla Guizza. Ieri è tornato in gruppo anche Hallfredsson che potrebbe anche essere convocato. Gli unici sicuri assenti sono Gasbarro e Matteo Mandorlini. —
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