Jasikevicius, il basket della Lituania ritrovata

Dalla Lituania agli Stati Uniti, passando per la Slovenia, Israele, Grecia e Turchia. È stato un lungo viaggio quello di Sarunas Jasikevicius, fatto di quattro Euroleague vinte, 9 scudetti in cinque diverse nazioni, oro all'Europeo 2003, bronzo alle Olimpiadi del 2000 e all'Europeo 2007. Centonovantatre centimetri di altezza e una lunga storia da raccontare, tutta nella pallacanestro: classe 1976, occhi di ghiaccio e un grande talento, l'ex cestista lituano ha scritto, in collaborazione con il giornalista sportivo Pietro Scibetta, «Vincere non basta. La mia vita, il mio basket» (Add editore, 15 euro; 5,99 euro l'ebook). "Saras" è stato un elemento chiave del basket internazionale ed europeo in particolare: perché in grado di trasmettere la sua passione per questo sport, al di là della squadra e dei colori che indossava, con entusiasmo e genuinità, mettendo davanti agli indubbi risultati sportivi la sua personalità carismatica. «Sorrisi, incitamenti, smorfie, espressività ed esultanze sono state le sue armi migliori... Saras ha portato i tifosi in campo senza farli alzare dal loro posto»: ne scrive così Jordi Bertomeu, presidente della Euroleague di basket. La sua storia è anche quella della trasformazione politica del suo paese, la Lituania: la sua indipendenza e l'uscita dall'Unione Sovietica (1991) ne fanno un paese da ricostruire e reinventare. Anche dal punto di vista sportivo: era necessario che tornasse ad avere la sua Nazionale di basket. Perché, in una vita precedente, i lituani furono campioni d'Europa (1937 e 1939) ed è un retaggio che non si fa dimenticare. Jasikevicius è stato protagonista della rinascita della pallacanestro, dalle selezioni per la squadra degli Under 17 in su. Proviamo ad immaginare e facciamolo grazie alle sue parole: «Con questa storia della Lituania indipendente qualcosa scattò nella mia testa... Essere semplicemente lituano e non più sovietico mi aveva regalato una spaventosa opportunità, perché improvvisamente si era ristretta di moltissimo la rosa di ragazzi che avrebbero potuto far parte della Nazionale». Un'opportunità colta e portata ai massimi livelli, tanto che due anni fa, a Barcellona, gli è stata intitolata una sala: onore riservato solo a tre giocatori in Europa. Ora Jasikevicius ha deciso di abbandonare il parquet e le giocate spettacolari e ha scelto di continuare la sua carriera come allenatore: perché la sua storia nel basket non può che continuare.
Annalisa Celeghin
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