Juve, è Vlahovic l’uomo dei record Flash gol al debutto in Champions

Come Van Basten e Del Piero ieri, Ibrahimovic e Benzema tra i fuoriclasse di oggi Né Ronaldo né Messi segnarono nella gara d’esordio, Haaland ne ha fatti tre
Antonio Barillà

Torino

Un lampo. Trentadue secondi per scaraventare in porta il primo pallone toccato in Champions League. Un movimento perfetto, da centravanti di razza, niente da fare per Albiol che pure non è l’ultimo arrivato.

Dusan Vlahovic s’è presentato così, a ventidue anni appena compiuti, sulla più importante ribalta internazionale: a Belgrado, adolescente, s’era guadagnato un ritaglio nei preliminari di Europa League, martedì sera a Vila-Real ha avuto il vero battesimo europeo e non ha deluso. È l’uomo dei record, d’altronde, ogni step una traccia: più giovane esordiente nella storia del Partizan, più giovane calciatore di sempre schierato nel derby con la Stella Rossa, primo Millennial a scendere in campo con la Fiorenitna, subito a segno nel vernissage di campionato con la Juventus, autore in questa stagione di 22 gol in 29 partite.

Immancabili, i paragoni. Con gli juventini di ieri, con i fuoriclasse di ogni tempo. In maglia bianconera, prima di lui, in quindici hanno festeggiato con una rete la notte in cui hanno scoperto la Champions e molti hanno lasciato impronte: da Alessandro del Piero e Antonio Conte, protagonisti nella stessa partita, a David Trezeguet. Certo, nessuno rapido come lui. E molti agevolati dall’impatto con avversari morbidi ai gironi, lo Staeaua Bucarest di Ravanelli o il Feyenoord di Inzaghi e Birindelli. Lui, certo, non ha incontrato un top club, ma ha assaporato l’emozione della Coppa agli ottavi, con una squadra abbracciata da poco e della quale s’avvia a diventare riferimento, erede non solo per numero di maglia di Ronaldo. Che al debutto, contro l’Inter con lo Sporting Lisbona non segnò (ha atteso 14 partite), così come Leo Messi lanciato sul campo dello Shakhtar Donetsk dal Barcellona (segnò nella quarta gara), Lewandowski (alla terza) e Mbappè (alla quarta).

Subito a segno, invece, Zlatan Ibrahimovic (doppietta il 17 settembre 2002 con l’Ajax contro il Lione: 2-1 finale), Karim Benzema (6 dicembre 2005: un gol in Lione-Rosenborg 2-1) e l’altro gioiello del 2000, l’altro predestinato, Erling Haaland: tripletta, addirittura, il 17 settembre 2019, Salisburgo-Genk 6-2.

Predestinati, rovistando nel passato sbucano altre prove: dalla doppia esultanza di Marco Van Basten il 16 settembre 1992 (Milan-Olimpia Lubiana 4-0) alla tripla di Tino Asprilla il 17 settembre 1997 in Newcastle -Barcellona 3-2.

Vlahovic si inserisce, quindi, in un filone vincente, il futuro gli appartiene, e adesso che bazzica anche lui la grande Europa, il testa a testa generazionale con Haaland sarà ancora più affascinante. Intanto, si prepara a ricalarsi nelle manifestazioni nazionali, in cui è capocannoniere: sabato a Empoli cercherà continuità in campionato, mercoledì proverà a riallacciare il filo della Coppa Italia al Franchi che è stato casa sua, in un clima incandescente, perché Firenze non gli ha perdonato l’addio.

È stato lui a trascinare la Juve in semifinale, schiodando il pari con il Sassuolo in extremis: non ha segnato, ma è come se lo avesse fatto. Con un’azione travolgente. Da predestinato. —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova