Juve, ko al primo test Un anno fa Pirlo vinse la Supercoppa

Gianluca Oddenino

TORINO

Non è mai stata un’àncora di salvezza o un grande obiettivo stagionale, ma alla Juventus in questo momento storico manca anche la possibilità di potersi aggrappare alla Supercoppa per ritrovare il sorriso e scacciare qualche tensione di troppo. Abituati a conquistare titoli su titoli in Italia, ben 19 trofei tra scudetti e coppe nazionali in questi dieci anni, i bianconeri hanno assaggiato il gusto della sconfitta nel modo peggiore (un gol al 121° minuto) e contro la rivale di sempre.

Il passaggio di testimone con l’Inter rischia di lasciare scorie pesanti in un club dove svetta sempre un motto bonipertiano («Vincere è l’unica cosa che conta») e dove allenatori che hanno conquistato uno scudetto (Sarri) o due coppe (Pirlo) sono stati esonerati a fine stagione. Allegri ha le spalle larghe e una storia piena di allori nelle sue 299 panchine juventine, ma anche un contratto lungo così dopo essere stato richiamato per rifondare la squadra e riavviare il ciclo d’oro. Quindi il tecnico livornese non ha fatto drammi dopo il 2-1 di San Siro, però nell’aria si respira pessimismo per una squadra senza capo né coda e inizia ad aleggiare uno scomodo paragone con il suo predecessore. E non solo perché Andrea Pirlo, per altro ancora a libro paga, la Supercoppa l’aveva vinta al primo colpo battendo il Napoli (2-0) nella finale di Reggio Emilia di un anno fa. Quella Juve aveva più punti in campionato (42 contro gli attuali 38 dopo 21 giornate), era stabilmente in zona Champions, segnava maggiormente (41 contro 32) e a gennaio aveva vissuto un mese d’oro con 8 successi in 9 partite (un ko, sempre contro l’Inter).

È evidente che la differenza la faceva Cristiano Ronaldo, miglior marcatore con 20 gol e catalizzatore assoluto di attenzioni. CR7 è andato via all’ultimo, ma la Juve non ha fatto nulla per tenerlo – causa stipendio ingombrante quanto il suo ego – e per trovare un’alternativa d’alto livello. Per questo Allegri sta pagando a caro prezzo le difficoltà dell’attacco, si cerca una nuova punta (Icardi è dura e può arrivare Aubameyang in prestito dall’Arsenal in cambio di Arthur), mentre l’attuale bomber è al centro di un nuovo caso. Paulo Dybala, 9 gol nei 1342 minuti giocati (600 in meno di Locatelli, uno dei più utilizzati), non ha ancora firmato il rinnovo di un contratto in scadenza a fine giugno e continua ad essere “punzecchiato” da Maurizio Arrivabene.

Anche prima di Inter-Juve l’ad bianconero ha provato a stimolarlo a modo suo («Chi porta il 10 deve rendersi conto del peso che ha questo numero per noi»), però la Joya è partito dalla panchina, ha reso poco o nulla nei supplementari e alla fine non ha nascosto rabbia e delusione per il momento che sta vivendo sia dentro che fuori dal campo. L’argentino cerca continuità, ma anche serenità: l’accordo con la Juve c’è da tempo, ma la firma continua a slittare tra voci di tagli allo stipendio o sue firme con altre squadre. Ipotesi già smentite e a fine mese tornerà a Torino il suo agente per chiudere l’infinita telenovela. I tempi supplementari non portano bene a questa Juve. —



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