L’Italia non vuole il cucchiaio

ROMA. Costretti ad attaccare contro la squadra che è cercherà di fare più punti possibile per sperare di vincere il Sei nazioni. Costretti a fare più mete contro chi ha portato avanti il pallone più di ogni altro in questo torneo, per ben due chilometri, dicono le statistiche. Noi che, invece, siamo quelli che hanno placcato di più, avversari stesi 650 volte (219 volte solo contro l’Irlanda). E’ il paradosso di Italia-Inghilterra che si gioca oggi in un Olimpico da tutto esaurito(diretta DMax ore 13,30). Gli azzurri contro l’unica squadra mai battuta nel Sei nazioni per evitare il cucchiaio di legno, trofeo che va a chi resta a quota zero.
Tutto negli ultimi 80 minuti, per l’Inghilterra, appunto, che ha sei punti in classifica come Francia e Irlanda che si affrontano alle 18 a Parigi. Se Les bleus battono gli irlandesi e l’Inghilterra l’Italia il Sei nazioni si giocherà sulla differenza punti fra inglesi e francesi (ora +29 a vantaggio dei primi). Se l’Irlanda batte la Francia gli inglesi hanno una speranza di vincere solo se hanno rifilato agli italiani almeno una sessantina di punti di differenza (i 49 che ora li separano dall’Irlanda più quelli che O’Driscoll e compagni eventualmente rifileranno ai francesi). Ininfluente ai fini della vittoria finale il terzo incontro dell’ultima giornata: Galles-Scozia.
Primo bilancio. «Mi aspettavo di più in questo Sei nazioni – dice Jacques Brunel, ct azzurro – almeno due vittorie. Con la Scozia abbiamo perso all’ultimo minuto, ora resta il match con l’Inghilterra. Dobbiamo affrontarlo sicuri del nostro potenziale e cercando di imporci in attacco». Possibile? «Se ci confrontiamo con la nostre prestazioni con Scozia e Irlanda, è un discorso, ma se guardiamo le ultime due partite con l’Inghilterra (2012, sconfitta a Roma 15-19 e, 2013, a Twickenham 18-11), il discorso è diverso. Non siamo così distanti. Se dovessimo subire una sconfitta importante sarebbe un Sei nazioni ben diverso da quello che invece può essere se battiamo gli inglesi o usciamo dal campo a testa alta», aggiunge.
La tattica azzurra. La chiave del match sta nel possesso palla e nel suo utilizzo. Contro l’Irlanda, l’Italia ha avuto il pallone per un quarto dell’incontro e ha giocato nella metà campo avversaria per poco più di 16 minuti. «Abbiamo rubato il pallone agli avversari otto volte, ma lo abbiamo perso subito dopo, e in un paio di occasioni abbiamo preso meta», dice ancora Brunel. Per questo la settimana degli azzurri è trascorsa tutta a studiare schemi d’attacco. «Allenare alla difesa una squadra che placca 219 volte in un incontro – dice Marco Bortolami, seconda linea azzurra – non avrebbe avuto senso». «Attaccare, questo ci ha chiesto Brunel, utilizzo più accorto del pallone», dice Luciano Orquera, confermato mediano di apertura proprio per le sue doti offensive. Anche Tito Tebaldi resta titolare dietro il pack: «Dobbiamo dare continuità ed efficacia al nostro possesso di palla, la chiave è qui».
Il ritorno del capitano. Torna capitan Parisse a numero 8, ma l’emergenza delle terze linee continua anche se Furno a Dublino non ha sfigurato (suo il record di placcaggi con l’Irlanda, 24). In prima linea non c’è Castrogiovanni, frattura della cartilagine costale, e Cittadini schierato dal primo minuto, dovrà tirare fuori la grinta che gli è mancata con gli irlandesi.
A sorpresa parte titolare Aguero. «La ragione è che dovremo schierare De Marchi a destra nel secondo tempo – dice Brunel – e con Rizzo a sinistra spero che l’impatto dei cambi sul match sia forte». In panchina va un esordiente assoluto in azzurro, George Biagi, babbo di Barga, mamma di Padova, nato in Scozia. «Mai stato in una rappresentativa azzurra. Tutto o niente, subito con la nazionale maggiore», scherzava prima di Irlanda-Italia, vista poi dalla tribuna. Oggi potrebbe arrivare il primo cap; per Parisse, invece, sarà il numero 105, come Castrogiovanni, gli azzurri più azzurri di sempre.
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