L’Italia riparte dagli All Blacks Crowley chiama gli “emigrati”

Fabrizio Zupo / VERONA
Dopo otto mesi l’Italia del rugby rivede il campo (Stadio Olimpico, ore 14 diretta su Sky Sport e in chiaro su Tv 8) contro gli All Blacks che, nello stesso lasso di tempo, hanno giocato 13 partite, vinto un Championship del top mondiale, una Bledisloe Cup, strappazzato nei test match tanto l’Australia e il Galles a colpi di 50 punti di scarto, fino a superare i 100 con gli Usa, provato mediane e terze intercambiabili e lanciando l’ennesima stella emergente come Will Jordan. Una sola partita persa di misura contro i campioni del mondo in carica del Sudafrica. E si presentano a Roma con 6 titolari dall’inizio e due in panchina fra quelli visti quest’estate. Ed è la versione peggiore per l’Italia, quella lanciata da Foster, quella della Nuova Zelanda affamata di una maglia di chi non può sbagliare proprio con gli Azzurri.
Pronostico chiuso, pure per i tifosi più distratti ma l’Italia cerca il suo gioco e riparte dal “suo” All Blacks, il ct Kieran Crowley (con il collega Foster ha vinto il mondiale 1987), al debutto per iniziare un percorso che dovrà dare i suoi frutti nel lasso di sei mesi, imbarcando in Azzurra chiunque sia utile: equiparati, giovani talenti, vecchi leoni. Questo il mix scelto. Cosa cerca il ct? Misurare contro i migliori alcuni parametri: tener basso il numero di penalty, aumentare quello di palloni di qualità in attacco, migliorare i punti di incontro.
Ecco i 23 in campo, partiti ieri in treno dal raduno di Verona: c’è un motore trevigiano (6 dal via, 11 nel totale in lista) 6 dagli expat (la pattuglia estera) dove si segnalano 2 ritorni: il padovano Matteo Minozzi a oltre un anno dall’ultima apparizione e dal rifiuto all’ex ct Smith e la seconda trevigiana Marco Fuser (Newcastle) la cui ultima presenza azzurra è stata l’ultima contro la Nuova Zelanda (Olimpico novembre 2018). Minozzi realizza un piccolo sogno:confrontarsi con Damien McKenzie, elettrico estremo quanto lui, di cui condivide corporatura minuta e più o meno altezza (1,75) e peso (80 kg). Minozzi è reduce da un infortunio, ma in vantaggio su Padovani: «L’ho chiamato» ha detto Crowley «perché non ho estremi italiani di ruolo nelle franchigie e Padovani ha ripreso da poco. Matteo è in buone condizioni e ho avuto feedback positivi dai Wasps». DalleZebre infine 3 presenze e 2 in panchina (fra cui Canna). Triangolo allargato con Minozzi estremo e Mori e Ioane alle ali. Centri Benetton con Brex e Zanon, mentre in mediana si riforma la coppia Garbisi e Varney. Debutto da capitano per Michele Lamaro, nella sua città, in terza linea con Negri e Giammarioli numero 8 («L’ho trovato pronto e un po’ meglio di Steyn o Licata») mai più convocato dalle qualificazioni per il Giappone 2019. Seconda linea inedita formata da Sisi e Fuser mentre in prima linea Riccioni, Lucchesi («Sta giocando veramente bene a Treviso, il posto è suo») e Fischetti. Pronti a subentrare dalla panchina Bigi, Nemer - esordiente della Benetton - Ceccarelli, Cannone, Ruzza, Steyn, Braley e Canna che perde il ruolo di seconda regia in campo.
All Blacks inediti con 6 più 2 titolari: intesi quelli alla Sevu Rees o Mo’ounga sempre in campo o Dan Coles con decine di cap o il bicampione iridato Whitelock in panchina. Non è titolare da oltre un anno capitan Sam Cane domani di nuovo dal fischio d’inizio. I 23 in campo: McKenzie; Reece, Ennor, Tupaea, Bridge; Omunga, Weber; Sotutu, Cane (c), Jacobson; Lord, Vaa’i; Lomax, Coles, Bower. A disp. Aumua, De Groot, Tuungafasi, Whitelock S., Frizell, Christie, Havili, Barred Jo.––
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