Marchio di fabbrica sempre gli Agnelli Il triplete? Si può

di STEFANO EDEL E sono due. Dopo la Coppa Italia, lo scudetto. Tre di fila, sia su un fronte che sull’altro. Tre come triplete. La Signora lo inquadra nel mirino, ma è meglio dirlo sottovoce, sai mai...
Di Stefano Edel

di STEFANO EDEL

E sono due. Dopo la Coppa Italia, lo scudetto. Tre di fila, sia su un fronte che sull’altro. Tre come triplete. La Signora lo inquadra nel mirino, ma è meglio dirlo sottovoce, sai mai che gli interisti nostalgici dell’era Mourinho, costretti oggi a rosicare, si scatenino in macumbe e malefici anti-juventini. I cinesi sono sbarcati nella Milano calcistica nerazzurra e rossonera in pompa magna, ma per avvicinare la Torino bianconera dovranno percorrere ancora parecchia strada, in fatto di conoscenze, esperienza e managerialità.

C’è sempre il marchio di fabbrica di casa Agnelli nello strapotere di una Juve che domina incontrastata la scena di casa nostra, con la differenza che, rispetto ai tempi dell’Avvocato, che dirigeva le operazioni da attento conoscitore di situazioni e uomini, oggi è lo staff a fare la differenza. Un Agnelli c’è sempre, ed è Andrea, figlio di Umberto e nipote di Gianni, ma attorno a lui ruota un gruppo di manager ed esperti di prim’ordine: la coppia Paratici-Marotta, capace di operazioni di mercato di valore assoluto (basti pensare solo ad Higuain, pagato a peso d’oro, ma la cui redditività è stata sin qui un valore aggiunto), l’ex Nedved, importantissimo per gli equilibri fra società e squadra, e poi Allegri con il suo staff, ovvero l’artefice tecnico di un’opera collettiva che si avvicina alla perfezione ma non ha ancora raggiunto l’apoteosi. Significativo che la Juve, pur cambiando manico (in panchina), continui a vincere. Anzi, esporta allenatori capaci di lasciare il segno anche altrove: pensiamo a Conte, che ha sbancato la Premier League al primo colpo, ma dal capoluogo sabaudo sono passati anche Ranieri, Ancelotti, Capello, e quel Massimo Carrera che, assistente proprio di Conte, è diventato lo zar di Russia, campione con lo Spartak Mosca.

Adesso il popolo bianconero vuole la Champions League. Le distanze dal Real si sono ridotte, eppure la finale di Cardiff è incertissima. Mettere le mani sulla Coppa dalle grandi orecchie significherebbe entrare di diritto nella leggenda ed avvicinare club di livello assoluto come lo stesso Real, il Barcellona e il Bayern. “Yes, we can”? Uno slogan che la Juve può fare proprio. Giocando così, è davvero tutto possibile.

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