Matteo alle Universiadi pronto per la 10 km

PADOVA. Ci sono cose che noi umani riusciamo, incredibilmente, a fare. Una di queste è nuotare per chilometri. Sono pochi coloro che ci riescono, e del resto è una fatica immane, soprattuto se poi ci fai le gare. Uno di loro è Matteo Furlan, nazionale di nuoto di fondo, uno squalo. Furlan, 24 anni di Codroipo (Udine), padovano di elezione, alla Padovanuoto si allena ed è riconoscibile perché la sua velocità assomiglia a quella di un motoscafo. Ce ne vuole, di fiato, per affrontare il sale del mare invece del cloro della piscina, e infatti la sua specialità è proprio il fondo: dieci mila metri, cinque mila, millecinquecento quando proprio c’è da divertirsi meno. Iscritto a Ingegneria ambientale con i frequenti lenti risultati tipici degli agonisti causa allenamenti intensi ed energie zero, ha scelto Padova «Per cambiare: mi ero stufato di stare a casa. In Friuli ci sono poche possibilità di fare nuoto ad alti livelli perché ci sono pochi impianti e società piccole. Va bene come scuola nuoto, ma poi per fare il salto di qualità è preferibile rivolgersi altrove. Ho scelto Padova sia perché conoscevo Gianni Gross, il presidente del Plain Team Veneto, sia perché è abbastanza vicino a casa».
A Codroipo vive la sua famiglia: mamma Elena, papà Luca e la sorella Elisa, più giovane, che Matteo descrive come «totalmente antisportiva». Ottavo agli Europei di Piombino, terzo nella 10 km, terzo e poi quinto in Coppa del Mondo, veste il costume azzurro dal 2011 come nuoto in vasca e dal 2012 è titolare per il nuoto di fondo e parteciperà alle Universiadi che iniziano domani.
Matteo, perché secondo lei il nuoto italiano è più facilmente associato ai velocisti anziché ai fondisti?
«È un nuoto che si vede e si segue di più perché è più televisivo, ma a livello di risultati la nostra nazionale di fondo è attualmente la più forte al mondo (siamo primi nella classifica a squadre). I risultati sono costanti. Per fortuna ora il fondo sta emergendo di più grazie anche al bronzo olimpico della Grimaldi».
Non siete nemmeno molto al centro del gossip…
«È vero, e questo influisce. Non girano nemmeno molti soldi: la maggior parte degli atleti (e questo vale anche per i velocisti) prende poco e spesso si affida alle squadre militari. Eccetto i Magnini, Pellegrini, Dotto, in Italia ci sono poche risorse per il nuoto. A livello di risultati, la Nazionale italiana si difende bene perché c’è molta passione: cerchiamo di fare al meglio quello in cui crediamo».
Le pesa allenarsi quotidianamente?
«Solo a volte, ma in genere no: ho degli obiettivi sportivi da raggiungere e questo mi basta. Un po’ ne risente la mia vita privata: spesso sono via e ho poco tempo per studiare. Nei weekend cerco di tornare a casa dalla mia famiglia e da Elena, la morosa. A meno di gare o raduni».
Da grande cosa farà?
«Non ci sto pensando molto. Mi piacerebbe finire l’università, ma deciderò quando smetterò di nuotare».
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