«Mettiamo una copertura al velodromo Monti»

PADOVA. Un progetto di restauro del velodromo Monti con tanto di tettoie per girare in bicicletta anche d’inverno. È questa l’idea avanzata da un ex gruppo di cicloamatori del Gs Brenta, ora affiliato alla Scuola di ciclismo Leandro Faggin, che gestisce il velodromo di proprietà del Comune di Padova. Stamattina, ore 10, tra le sale storiche del Monti, i referenti della Sc Faggin ne discuteranno a quattr’occhi con l’assessore allo sport Umberto Zampieri e il sindaco Ivo Rossi, invitati alla presentazione ufficiale dei Giovanissimi e della squadra amatori, portacolori del blasonato sodalizio ciclistico.
«Ne abbiamo già parlato con Stefano Carletto, presidente della federazione ciclistica provinciale», annuncia Claudio Salmaso della Sc Faggin, «Ci piacerebbe riportare il velodromo all’antico splendore, visto che è l’unica vera palestra di ciclismo della nostra provincia. L’attività ciclistica al suo interno è circoscritta a soli sei mesi durante l’anno. Sarebbe bello rendere la struttura attiva per tutto l’anno, dotandola di una copertura con cui correre in inverno. Basterebbe anche una tettoia parziale, delimitata all’anello della pista».
Noto in origine con il nome di Stadium, il velodromo intitolato a Giovanni Monti (ex aviatore e giocatore del Calcio Padova), è considerato monumento storico, tutelato dalla Sovraintendenza ai beni architettonici, ma già anni fa venne ventilato un piano di riqualificazione. «In questi giorni», rileva Salmaso, «stiamo utilizzando la sua palazzina per allestire la mostra di bici storiche dell’associazione Ciclopica, in programma domenica prossima. Ci servirebbe il supporto economico del Comune per rilanciare il velodromo. Se avessimo la possibilità di gestirlo in modo adeguato, rappresenterebbe di certo un investimento». Adottando la copertura, il Monti diventerebbe poi l’unica pista indoor d’Italia, insieme al velodromo di Montichiari. «È un’idea affascinante, che valorizzerebbe l’impianto», analizza Zampieri, «Dobbiamo tuttavia fare i conti con la difficile congiuntura economica. Anche coprendo il solo anello della pista, si tratterebbe pur sempre di costruire una tettoia portante sospesa in aria. Se vi fosse però l’opportunità di attingere a qualche fondo europeo, la proposta potrebbe risultare molto interessante».
Mattia Rossetto
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