Padova, Hallfredsson contro «Volevo la B, ora sto bene»

Stefano Volpe / PADOVA
Ci sono scelte che possono condizionare una carriera, una stagione o semplicemente una partita. E a quel punto viene da chiedersi: “cosa sarebbe successo se…?”.
Il 17 giugno scorso Emil Hallfredsson è il migliore in campo nella finale di ritorno tra Padova e Alessandria, deve arrendersi solo ai crampi che nel secondo tempo supplementare lo tolgono di scena impedendogli di calciare un rigore. I biancoscudati perdono, l’islandese non rinnova il contratto e resta a piedi fino al 6 ottobre quando la Virtus Verona gli offre l’opportunità di tornare in C.
Prima del suo arrivo la Virtus era penultima, senza vittorie per le prime 9 partite. Ora gli scaligeri di Fresco sono sesti e da quando Hallfredsson ha preso in mano le redini della mediana hanno perso solo una volta. Domani ospitano il Padova per l’ultima giornata d’andata.
« Sto bene e sono contento di vivere una partita così speciale per me», sorride il centrocampista. «Fino a pochi mesi fa ero lì con voi, sono andato a un centimetro dalla promozione e ci sono rimasto molto male per non aver raggiunto l’obiettivo. Ma questo è il calcio, pensavo di riuscire a ritrovare la Serie B e invece sono rimasto senza squadra».
Come mai?
«In caso di promozione sarebbe scattato il rinnovo e sarei stato felice, mi sentivo bene e pronto ad affrontare un campionato come quello di B. Invece non ce l’abbiamo fatta e il contratto è scaduto. Ho parlato con la società, esprimendo la mia grande voglia di restare per riprovare ancora la scalata assieme ai compagni. Credo di aver dato il mio contributo la scorsa stagione, non volevo cambiare squadra ancora e mi sarebbe piaciuto chiudere la carriera a Padova. Ma la dirigenza ha fatto scelte diverse, ho dovuto prenderne atto e voltare pagina».
La sua volontà di non appendere le scarpe al chiodo era chiara, al punto che sembrava dovesse rientrare in pista addirittura tra i dilettanti. Quanto è stato vicino a fare un altro passo indietro?
«Poco, sinceramente sarebbe stata dura da accettare. Appena pochi mesi prima ero già proiettato mentalmente verso la Serie B. Ho aspettato un po’ la chiamata giusta ma quando mi ha telefonato Fresco ho accettato subito, abitando a Verona a 5 minuti dal campo. Ero stufo di stare a casa, in campo mi diverto troppo, ho una grande passione e finché posso vado avanti. Oggi nel calcio guardano tutti la carta d’identità, non quello che hai fatto la partita precedente o il mese precedente. Sì, ho 37 anni ma sto bene, meglio di qualcuno che ne ha 30».
Si dice che, proprio perché faceva avanti e indietro da Verona, abbia avuto qualche difficoltà a calarsi completamente nell’ambiente biancoscudato.
«Cazzate. Che differenza fanno 50 minuti di auto per arrivare al campo? Anzi, durante il percorso mi rigeneravo. Tanti giocatori dei massimi livelli fanno anche due ore di strada al giorno. A Padova mi sono trovato benissimo, ho legato con il gruppo e sento ancora qualcuno. Da Ronaldo al mitico magazziniere Michi».
Proprio il capitano domani non ci sarà, quanto perde il Padova?
«Molto in termini di qualità, tiro e leadership. Ma è una rosa talmente forte che chi lo sostituirà sarà all’altezza. Il Padova è una grande squadra, se la giocherà fino alla fine con il Sudtirol e spero ce la possa fare. Ma noi siamo in forma e abbiamo le carte in regola per fare risultato domani anche se servirà una grande prestazione».
La Virtus ha svoltato dopo il suo arrivo. Coincidenza?
«Non lo so, non sono Messi ma penso di aver portato esperienza ed equilibrio. Mi trovo bene, ma a calcio si gioca a 11 ed è merito di tutti. Siamo in fiducia, c’è entusiasmo e puntiamo in alto». —
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