Padova, l’ex Vicente torna con il Renate «Siete nel mio cuore Ronaldo è un amico»

Stefano Volpe / PADOVA
A volte il destino si diverte a incrociare le trame, i protagonisti, le storie. E a chiudere cerchi grandissimi.
Il 29 maggio del 2011, esattamente dieci anni fa, il Padova viveva il suo apice degli ultimi 25 anni di storia, andando a vincere in casa del Torino e strappando il pass per i playoff di Serie B. Quella sfida segnò anche il ritorno in campo dopo 7 mesi, per un grave infortunio, di Bruno Vicente. Già, proprio il centrocampista brasiliano che domani, a distanza di 10 anni, incrocerà per la prima volta il Padova da avversario.
Vicente ora gioca nel Renate, ultima tappa di una lunga carriera italiana che ha vissuto in biancoscudato, 10 anni fa, il momento più alto e palpitante.
«Quando dall’urna dei sorteggi è uscito il nome del Padova mi sono emozionato», sorride il brasiliano, che ha conservato la stessa simpatia di quand’era ragazzino. «L’ho detto subito anche a mia moglie. Sono davvero felice di poter tornare finalmente a Padova, di poter giocare di nuovo all’Euganeo, di rivedere una città che mi è rimasta nel cuore e che non sono più riuscito a frequentare avendo giocato quasi sempre al sud. Non vedo l’ora».
Riannodare i fili del discorso, diventa così ancor più significativo: «Arrivai a Padova a 21 anni, portato da Calori che mi aveva avuto a Portogruaro. Dovevo fare il vice Italiano, ma complice un infortunio di Vincenzo riuscii a ritagliarmi parecchio spazio a inizio stagione. Segnai anche un gol contro la Reggina. E chi se la scorda quella sfida? Aprì le marcature El Shaarawy, al suo primo gol tra i professionisti, il raddoppio fu mio, con un cross sbagliato. Volevo servire Cuffa e invece la infilai all’incrocio».
Poi arrivò un destino bastardo: «Nel derby contro il Cittadella mi feci male al ginocchio dopo 20 minuti. Rottura dei legamenti, rientrai soltanto all’ultima di campionato ma feci in tempo a disputare anche due gare ai playoff. Che emozioni, ricordo che al fischio finale di Varese mi inginocchiai commosso. Peccato per l’epilogo, potevamo farcela contro il Novara».
Con il Padova, nonostante altri tre anni di contratto, non mise più piede in campo: «L’anno successivo, dopo l’acquisto di Milanetto, mister Dal Canto fu molto sincero con me, dicendomi che avrei avuto poco spazio. Così l’ultima settimana di mercato trovai sistemazione a Como. Ma fu una decisione sbagliata, con la testa che ho ora avrei scelto di restare a Padova per giocarmi le mie carte. Nell’estate del 2013 arrivò la separazione definitiva, la proprietà Penocchio mi mandò al Nova Gorica tramite il Parma e restai imbrigliato nel fallimento della società ducale. Una situazione che mi fece molto male, al punto che tornai un anno intero in Brasile senza giocare. Poi decisi di ripartire dalla Serie C».
Quell’anno a Padova faceva coppia fissa con Ronaldo, che rapporti avete? «È quasi un fratello per me, ci sentiamo sempre. Vivevamo ad Abano, nello stesso stabile. Non avevamo la patente e Cesar ci passava a prendere per andare a Bresseo. Ronaldo è un fenomeno per la Serie C. Se dovessi giocare dovrò marcarlo io, gli ho già promesso qualche entrata...da vero amico!».
Ride Bruno mentre sogna il colpaccio: «Il mio Renate può farcela, anche se il Padova è una corazzata piena di giocatori di talento. Noi siamo una squadra giovane, ben allenata, senza pressioni. Ci proveremo». —
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