Parkour, ecco lo sport contro il degrado

PADOVA. Tutto ha avuto inizio da una sfida: tocca quel muro, salta la panchina, corri fino a lì più veloce che puoi. Francia, fine anni Ottanta: fra alcuni gruppi di ragazzi nasceva il parkour (dal francese parcours, percorso), disciplina completamente inserita nel contesto urbano. L’obiettivo? Superare gli ostacoli adattando il proprio corpo all’ambiente, con la maggiore efficienza di movimento possibile. Evoluzioni spettacolari e salti di svariati metri e una caratteristica essenziale: l’uso di schemi motori che il nostro corpo conosce bene, ma con cui ha perso confidenza a causa delle abitudini prese in anni di “modernità”. A Padova la comunità di praticanti è una delle più grandi d’Italia: circa 70 membri (150 in tutto il Veneto). Il loro parco-giochi si snoda fra galleria Borromeo e la stazione, fra l’ex Fornace Carotta e piazzale Zanellato alla Stanga, fra il Monumento ai Caduti a Terranegra e Cadoneghe. «È un metodo che coinvolge fisico e psiche», spiega Riccardo Calli, 26 anni: istruttore di parkour a tempo pieno insieme al collega Marcello Palozzo, insegna all’interno dell’associazione Parkourwave (www.parkourwave.com), attiva in città dal 2010 e legata alla Uisp e affiliata al Coni. «Quando ci alleniamo all’aperto portiamo beneficio alle zone dove pratichiamo: gli abitanti e i negozianti sono sempre contenti di vederci, perché la nostra presenza anima gli ambienti e allontana il degrado. Il parkour non è solo esercizio fisico: ci si trova di fronte a un ostacolo, naturale, artificiale o urbano che sia, e si trova una soluzione al problema di come superarlo. Si valutano i rischi e ci si concentra sul momento presente: questo è il punto di forza di questa disciplina». Che in realtà disciplina non è: esistono sì metodi di insegnamento, ma non veri e propri codici di pratica. Ognuno deve trovare l’approccio adatto a sé ed al suo fisico e porsi i propri, personali, obiettivi. Solo così il corpo comincia a reagire in modo intelligente: senza sforzo, acquisisce efficienza di movimento. «Ho iniziato nel 2008 ed è stato folgorante. Ora insegno per restituire quello che è stato dato a me. Abbiamo un pubblico decisamente eterogeneo per età e sesso. Qualche tempo fa è venuta una ragazza a fare una lezione di prova, accompagnata dalla madre: alla fine proprio quest’ultima, ultra quarantenne, si è appassionata e continua ad allenarsi con noi». Parkour Wave tiene corsi nella palestra Giotto di via Fra Paolo Sarpi e a Cadoneghe: 70 euro la tariffa mensile, 500 invece la quota annuale. Anche l’associazione Corpo Libero (www.corpolibero.org) insegna questa disciplina: al Palaindoor di via Nereo Rocco, con l’istruttore Mattia Facci.
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