Petrarca, il "demonio" Angelo: un bambinaio alla chitarra

Leaupepe ha 22 anni, è di Melbourne: baby sitter per mantenersi gli studi: «Padova mi ha accolto con amore, ho trovato anche la ragazza. E un cane» 
BARSOTTI - FOTOPIRAN - ALBIGNASEGO - ANGELO HEINZ PANETALEO LEAUPEPE RUGBY PETRARCA
BARSOTTI - FOTOPIRAN - ALBIGNASEGO - ANGELO HEINZ PANETALEO LEAUPEPE RUGBY PETRARCA

PADOVA. Si chiama Angelo ma in campo si trasforma in un demonio. In realtà il nome gli calza a pennello, oltre a renderlo orgoglioso perché dalle sue parti è unico. Viene da Melbourne, Australia, ha origini samoane ed è entrato subito nel cuore dei compagni e dei sostenitori dell'Argos Petrarca Rugby, sia per quel che fa in partita sia per il suo modo di essere amichevole e coinvolgente.

D'altra parte, chi meglio di un babysitter sa intuire i bisogni dei "suoi bambini"?

Sì perché Angelo Leaupepe, 22 anni, ha già una lunga esperienza da bambinaio avendo aiutato sua mamma a gestire un asilo nido di tipo familiare. Appassionato di musica, ama suonare la chitarra e far risuonare le ossa ai suoi avversari. Sabato ad esempio, contro Mogliano, ha duellato a suon di placcaggi con un suo cugino, Brian Tuilagi, che da buon samoano non si è tirato indietro.

« Ogni volta che gioco, anche in famiglia, lo faccio al massimo», racconta, «Fuori dal campo però sono una persona gentile: sono stato educato così, è il mio carattere».

Quanto conta la famiglia?

«E' fondamentale. Sono il più grande di sette fratelli ed ho anche una sorella adottiva. Siamo molto uniti. Da quando avevo 10 anni ho aiutato mia mamma ad accudirli, cambiarli, pulirli, sfamarli. Così, quando lei ha deciso di aprire un nido casalingo ("childcare service", ndr) l’ho fatto di mestiere».

E' comune in Australia trovare babysitter maschi?

«Non proprio. Non è un mestiere facile. I bambini sono tutti diversi. C'è quello timido, quello scatenato, quello che piange sempre. Bisogna capirli, trovare un equilibrio con loro. E serve tanta pazienza. Devo ringraziare mia mamma Marie per avermi trasmesso questa passione con cui ho potuto guadagnare quando studiavo».

Hai altre passioni?

«Sì, amo suonare la chitarra e cantare. Ci so fare anche con pianoforte, basso e batteria. In famiglia c'è tradizione: sia mio padre sia mio nonno sono ottimi chitarristi».

Cosa ami suonare?

«Canzoni samoane. Le ho usate anche per calmare i bambini che accudivo. Funziona anche con me: quando sono ansioso mi metto alla chitarra e come per magia mi rilassa.Mi piace il country e la chitarra spagnola, specialmente quella flamenco. Ma ascolto di tutto. Tra i big Ed Sheeran. Ai miei compagni suono i classici: Country Roads, Stand by me o Bohemian Rapsody. La musica è potente: unisce le persone, come il rugby».

Cantano anche loro?

«Certo, se c'è allegria e qualche birra tutti cantano».

Come ti hanno accolto qui?

«Mi hanno fatto sentire a casa. Mi sono innamorato di tutto: del club, del suo ambiente, della città, del cibo, del calore dei tifosi e dei bambini del vivaio. Ho anche trovato la ragazza qui».

Una padovana?

«Quasi: è di Venezia ma lavora a Padova. Si chiama Francesca, viviamo insieme».

Cos'altro hai trovato?

"Ho finalmente potuto avere un cane, lo desideravo fin da bambino. E' una cucciola di Sharpei, l'ho chiamata Baby. Cicciottella, è adorabile».

Un messaggio ai padovani?

«Grazie per sostenermi innanzitutto. Portate le vostre famiglie alle partite. Sento tanta energia, siamo giovani e affamati. Voglio che Padova sia orgogliosa del suo Petrarca come lo sono io». —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova