Posterivo, l’uomo che ha fatto grandi le “ragazze” della pallanuoto

PLEBISCITO PADOVA. Arrivato nel 2013 è stato il coach della svolta  «Quattro scudetti e tre coppe Italia. Ora ci manca un titolo europeo» 



L'uomo che, in piscina, ha cambiato radicalmente il corso della pallanuoto femminile padovana è un calabrese 52enne, nativo di Cosenza, sposato con Elisa dal 2015 e papà di Marco, 3 anni. Professionalmente è stato per 14 anni a Bologna, prima di accettare l'offerta di Lino Barbiero di spostarsi poco più di 100 chilometri ad est, in Veneto, e piantare basi solide per lanciare il setterosa locale nel gotha della disciplina.

Stefano Posterivo, lei allena dal 2013 il Plebiscito, ex Lantech. In questo arco di tempo ha portato Padova sulla vetta d'Italia e a lottare per allori prestigiosi nel Vecchio Continente. Le manca ancora qualcosa?

«Sono stati sette anni incredibili, con 4 scudetti e 3 Coppe Italia e i tanti risultati raggiunti anche in Europa. Era inimmaginabile quando arrivai qui. Se devo confessare che cosa mi manca, ad essere pignoli rispondo che siamo andati molto vicini ad un titolo europeo, tutt'e due le volte giocando contro avversarie che erano in casa propria e perdendo di un gol. E' l'unico rammarico che ho».

Crisi del settimo anno?

« Beh, non direi, visto che siamo partiti con il successo in Coppa Italia».

Com'è avvenuto il cambio di mentalità in una realtà come il Plebiscito?

«L'idea che coltivavo di quella squadra, all'epoca, da avversario, era quella di un gruppo che avesse, sì, del potenziale, ma che necessitasse di un po' di sana cultura del lavoro, anche come metodologia di allenamento, e che dovesse necessariamente alzare gli obiettivi. Mi sembrava che fosse una squadra che si accontentasse troppo, che pensasse in sostanza di non poter mai giungere a determinati livelli, come se avesse coscienza dei propri limiti ma in modo esagerato. Dissi alle ragazze che invece bisognava fare molto di più. Il primo anno partimmo con una rosa rivoluzionata rispetto alla stagione precedente, perché andarono via in 5, fra l'altro tutte importanti. La risposta, però, fu positiva, perché, nonostante le fatiche imposte da un metodo di lavoro diverso, non mollarono mai e giungemmo a disputare, fra la sorpresa generale, la prima finale scudetto, persa con Imperia. Da lì in poi... decollammo, conquistando 4 titoli italiani, frutto di una consapevolezza raggiunta, intendo una mentalità vincente, oltre ovviamente ad una crescita tecnica e tattica. Il vero salto di qualità, però, è stato credere che, beh, possiamo arrivare in alto pure noi».

Ma come si lavora con le ragazze?

«Martellandole di continuo innanzitutto su certi aspetti, facendosi anche odiare, come in questo periodo dell'anno, dove siamo fermi (il campionato di Serie A riprenderà l'1 febbraio, ndr) e dove si lavora tanto. Parlo di tutto ciò che serve, dalla seduta di tiri a quella tattica, dal semplice nuoto agli esercizi in palestra, con l'idea fissa che non si molla mai, che tutto serve in funzione degli obiettivi che ci siamo prefissi».

Parlare di pallanuoto a Padova porta automaticamente a pensare al compianto Lino Barbiero. Qual è l'eredità che ha lasciato?

«E' stato un personaggio straordinario perché aveva una passione travolgente, ti coinvolgeva per un amore tutto suo, ti spronava a fare ancora di più proprio perché capivi benissimo quanto ci tenesse. E' uno dei suoi più grandi valori che ci ha trasmesso, vedere il Plebiscito sempre ai massimi livelli, parlo della parte agonistica ovviamente. E questo ci rimarrà sempre. Negli ultimi anni della sua vita c'era già stato un passaggio, sul piano della gestione e della responsabilità, nei confronti dei figli, i quali ci seguono sempre tutti e tre in trasferta, il che fa sentire la società vicina».

Posterivo e il Plebiscito legati a vita, che dice?

«A Padova sto bene e ho già rinunciato ad altre possibilità per rimanervi, è un ambiente che mi piace, qui si lavora come voglio io (è responsabile dell'intero settore della pallanuoto, ndr) perché ci sono le strutture e una proprietà disponibile. Contratto a vita? Vediamo, l'anno scorso ho firmato un altro triennale (dunque sino al 2022), poi i casi della vita possono essere tanti. Certo, sin qui il mio ciclo è stato molto vincente, in 6 annate ho vinto 8 titoli, fra scudetti e Coppe, con una dozzina di finali raggiunte, a livello nazionale ed europeo, e questo nonostante la squadra sia cambiata spesso».

Che traguardo vi ponete dopo il primo trofeo messo in bacheca, con tutte ragazze italiane fra l'altro?

«E' la seconda volta che succede. Il primo anno in cui facemmo l'accoppiata campionato-Coppa il gruppo era formato tutto da italiane. Sono convinto che ora vada bene così, essendo questo l'anno olimpico ho evitato di andare a compromessi con le varie Nazionali, perché le straniere avrebbero dovuto assentarsi spesso. Voglio vivere la quotidianità del gruppo e desidero che ci sia un'identità molto forte in acqua e fuori tra le mie atlete. E quando abbiamo trionfato in Coppa, poi ci siamo fregiati dello scudetto. Adesso era fondamentale ritornare a vincere, per dare un segnale a noi stesse: nonostante rispetto all'anno scorso siamo senza straniere e senza Laura Barzon, possiamo lottare per vincere. Le concorrenti sono note: Orizzonte Catania, campione d'Italia in carica, e Roma, outsider Milano e Rapallo, che possono dare fastidio a chiunque». —

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