«Sassari mi ha adottato ma ho nostalgia di Solesino»

SASSARI. A Sassari lo chiamano Capità, o più simpaticamente Ciccio. E pensare che Manuel Vanuzzo, da sette anni capitano della Dinamo Sassari che fino a domenica era addirittura in testa alla classifica di serie A, di sardo non ha proprio nulla. Veneziano nato a Dolo e originario di Fiesso d’Artico, l’ala di 203 centimetri è esploso cestisticamente tra Solesino e Patavium, fulcro del basket padovano anni ’90. Vanuzzo, che aveva fatto i primi palleggi nel parquet di Dolo e Fossò ed aveva fatto in tempo anche a giocare per un anno negli juniores della Benetton Treviso, fu l’artefice della scalata del Solesino-Patavium che nel 1995-96 conquistò la B/1.
«Devo molto a Solesino» confessa Vanuzzo, 37 anni ma un ventennio fa giovane imberbe dall’estro incredibile. «Come dimenticare compagni di squadra come Stefano Arvedi, Mario Guerrasio, Robert Gasparotto, Manuel Babetto, Omar Bortolami, Francesco Marini e Manuel Calabrese. Quelli furono gli ultimi anni di gloria per il basket padovano».
La palla a spicchi patavina è servita come trampolino di lancio per una carriera unica: 240 partite e 1.040 punti in serie A, tra Montecatini, Milano e Sassari, senza contare i numeri ben più impressionanti nelle serie nazionali minori (anche con Messina e Novara) e le convocazioni in nazionale. Nel 2006 arriva l’incontro con la Dinamo Sassari, ed è subito amore: capitano da sette anni, una promozione in A e un terzo posto clamoroso, tiri pesanti entrati nella storia e addirittura una parte di tifoseria che lo vuole sindaco.
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