Serenella Sabbion teologa e scrittrice maratoneta per sfida

La malattia, il master internazionale che la farà diventare personal life coach, la voglia di mettersi in gioco con la corsa
Di Gianfranco Natoli

PADOVA. Ricercatrice e teologa, ma anche maratoneta. Per sfida. Serenella Sabbion è però anche tante altre cose. Mamma, moglie, studiosa di biopsicosomatica, esperta di problematiche relazionali, di genealogia e di numerologia applicata alla biologia. E scrittrice. Di un interessante volume sulla «Sessualità nascosta» (Mind Edizioni).

«Sessualità e spiritualità sono sempre state due forze vitali profondamente interconnesse», spiega. «La loro scissione ha influenzato l’umanità avvilendo desideri e meccanismi corporei».

Già, ma in tutto questo cosa c’entra una maratona?

«All’apparenza poco, ma in realtà sia sessualità che spiritualità sono componenti della vita di un individuo, come del resto tutto quello che può essere espressione personale, come appunto anche lo sport».

Ma una teologa che si mette a correre, che decide di affrontare una maratona, mica una passeggiata domenicale, perché lo fa?

«Anche qui le motivazioni possono essere le più varie. C’è chi lo fa per uscire dalla routine quotidiana, chi per mantenersi in forma, chi per combattere le grandi e piccole delusioni della vita, ma anche per affrontare altre paure, come quelle della malattia, che nel mio caso sono state reali».

Per quanto la riguarda c’è stato un po’ di tutto?

«No, la prima molla è scattata quando mi sono trovata di fronte a una malattia, poi superata. È stato il primo passo, il successivo è legato alla decisione di seguire un master internazionale per diventare personal life coach. La sfida è stata proprio questa: correre una maratona».

Ma era già allenata?

«Macché, sedentaria da sempre. In cinque mesi mi sono rimessa in gioco, ho cominciato ad allenarmi. Abito a Ponte San Nicolò in una posizione strategica e gli argini sono diventati dei compagni abituali. In cinque mesi sono riuscita a prepararmi per la maratona di New York. Sono arrivata fino in fondo ed è stata una gioia immensa».

«Dice di essere stata una sedentaria...

«Capisco dove vuole arrivare. Ho 54 anni e non è stato facile mettermi in gioco, anche perché ci sono poi gli impegni della famiglia, quelli legati al lavoro e allo studio».

Cioè?

«Il master internazionale non si è ancora concluso e l’aggiornamento è continuo. Contemporaneamente alla preparazione fisica ho anche dato alle stampe Sessualità nascoste, come aumentare l’intimità delle coppie, un lavoro in cui credo molto. Vede sempre più persone sono insoddisfatte di se stesse e delle relazioni che hanno o cercano di mantenere con gli altri. Soprattutto sempre più giovani e giovanissimi, ed è questo l’aspetto a cui tengo di più, crescono privi di qualsiasi educazione e consapevolezza riguardo al proprio corpo, alla propria sessualità, collezionando ferite ancora più profonde di quelle da cui si vuole scappare o guarire».

L’amore per se stessi, l’amore per gli altri, l’amore per la corsa, la maratona. Sembra un cerchio magico.

«Sono tutte emozioni che si legano. Ho deciso di scrivere il mio libro per permettere alle persone di riscoprire la propria spiritualità, il valore della propria essenza e l’armonia che scaturisce quando questa vive e si sviluppa all’interno della sessualità di coppia. Imparare ad amarsi non è così facile e scontato, ma cominciare ad ascoltare se stessi con attenzione, a rispettarsi nell’intimo, a guardarsi con sincerità e fiducia conduce alla gioia dell’unione tra corpo e spirito».

È come se dipingesse una maratona...

«Proprio così. Correre per 42 chilometri è fantastico, si impara ad ascoltare il proprio corpo, le sensazioni che ci trasmette. E quando arrivi a Central Park è gioia pura».

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