Sofia Stefan, un tocco di padovanità in Francia

Ventunenne, gioca con lo Stade Rennais (club di Bretagna) dopo aver iniziato con il Valsugana ed è entrata a far parte della Nazionale femminile italiana
Di Annalisa Celeghin

VIGODARZERE. Sofia Stefan ha 21 anni, un passato di sportiva versatile alle spalle (nuoto, pattini in linea, sci, snowboard, atletica) e un presente di rugbista da quasi quattro anni. Nata sotto il segno del Toro, cresciuta rugbisticamente con il Valsugana Rugby, è in Francia da settembre: chiamata a giocare con lo Stade Rennais Rugby.

Quattro intensi anni di rugby. Ma prima?

«Prima di partire per la Francia abitavo con i miei in una casa nella campagna di Vigodarzere, fra Tavo e Saletto. Ho frequentato il liceo scientifico: per due anni il “Curiel” all’Arcella, poi ho terminato il mio percorso allo “Newton” di Camposampiero (indirizzo sportivo). Nella mia vita ho praticato diversi sport e ho sempre voglia di provarne di nuovi. Da piccola ho nuotato a livello agonistico per il Gabbiano di Campodarsego, ho pattinato, sciato e fatto snowboard. Per un anno ho provato un'arte marziale e per sei ho praticato atletica per l'Assindustria Sport Padova. Poi, poco meno di quattro anni fa, l’incontro con la pallaovale».

Con quale squadra?

«In Italia ho sempre giocato per lo stesso club, il Valsugana Rugby Padova. Poi sono stata convocata in Nazionale: un’esperienza eccezionale perché mi permette di confrontarmi con il più alto livello di rugby femminile giocato negli altri Paesi. La Nazionale è sempre l'occasione utile per imparare dal punto di vista rugbistico e umano, sentirsi ed essere atlete di alto livello, rappresentando un Paese intero».

L’occasione di giocare in Francia com’è capitata?

«È stata un po’ cercata e un po’ è arrivata. La vivo come una ricerca di nuove esperienze, punti di vista e possibilità, per vedere e vivere un po’ cosa c'è fuori Italia. In Bretagna mi trovo bene, lo stile di vita non è molto diverso da quello italiano, per me sempre scandito dagli allenamenti. Il club, lo Stade Rennais Rugby, è stato molto accogliente, sono tutti disponibili e professionali».

Le tue giornate sono piene?

«Quest'anno, oltre a giocare, alleno una squadra di Under 9 e una di Under 15, seguo la formazione allenatori Under 13 e studio la lingua. Ho viaggiato molto per essere presente ai raduni e alle partite con la Nazionale, ma ora che ho qualche mese più tranquillo sono a caccia di un lavoro».

Cos’è il rugby per te?

«È la prima disciplina di gruppo che pratico, quindi è stata tutta una scoperta e una novità. Ho imparato a condividere i momenti di sport e non con la mia squadra, a rendere la mia prestazione sportiva parte di una collettività. A pensare ed agire non più solo come un individuo».

Che cosa ne pensi del rugby rosa italiano?

« Il movimento femminile è in crescita sotto vari aspetti, ma la strada è ancora molto lunga. Di certo darò il mio contributo affinché questa crescita continui».

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