Su Fonseca l’ombra di Allegri Caso Diawara, 0-3 a tavolino

Nel saloon della Roma, da poco più di un mese a gestione texana, c’è sempre un pianista messo in condizione di ricevere gli spari dei cowboys di turno. Adesso tocca a Paulo Fonseca, confermato al passaggio di consegne societario e già finito sotto esame all’alba della seconda giornata di campionato. Attorno alla panchina del portoghese, con cui l’attuale management (senza ancora un capo dell’area tecnica) aveva concordato e pianificato le linee guida della campagna acquisti e cessioni in corso, spuntano le prime ombre: Massimiliano Allegri, Maurizio Sarri e Ralf Rangnick. Non solo suggestioni, ma tre tracce di manovre in corso . Che, in caso di rovesci contro Juve e Udinese o di ulteriori incomprensioni nel finale di mercato, potrebbero essere molto più dietro l’angolo del previsto.

Singolare che Fonseca, non sfavorevole al cambio con Milik, si ritroverà a giocarsi la fiducia dei Friedkin con Dzeko titolare contro la Juve, destinazione promessa e mai raggiunta. Alla terza vendita saltata nelle ultime tre stagioni, il totem bosniaco non era mai stato così vicino alla partenza della Roma come stavolta.

A Duisburg, nel naufragio in Europa League con il Siviglia dell’ex Monchi, un confronto (non da solo) con il tecnico aveva spianato la strada al divorzio: Fonseca, lo aveva inserito (insieme a Kolarov, poi emigrato all’Inter) nella lista dei non incedibili, la società non avrebbe disdegnato di levarsi un ingaggio da 7,5 milioni netti più bonus per altri due anni e Dzeko era favorevole al trasloco alla Juve. Nuove scaramucce, con l’assenza alla riunione della vigilia e la richiesta di non giocare, sono state registrate prima di Verona-Roma. Partita per cui, tra l’altro, ieri il giudice sportivo ha deciso la sconfitta a tavolino della Roma (che farà ricorso) per 0-3, per il pasticcio della convocazione di Diawara.

Fonseca aspetta cenni dalla società per il riacquisto di Smalling. A Max Allegri, per ora spettatore, la permanenza di Dzeko non dispiace. La Roma lo intriga: un ingaggio da 7,5 milioni a stagione potrebbe convincerlo. L’alternativa italiana si chiama Sarri, a libro paga Juve fino al 2022. Quella estera ha le sembianze di Ragnick, già incontrato a Londra da Dan e Ryan Friedkin subito dopo il closing con Pallotta. —



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