Tennis, il padovano Quinzi trionfa a Wimbledon

LONDRA. «Se continuo così, prima o poi vinco un torneo dello Slam: dico dei grandi...». Dopo 26 anni, un altro ragazzo italiano ha vinto il Championships juniores: ieri a Wimbledon in un’ora e 45 minuti Gianluigi Quinzi, padovano di nascita e marchigiano d’adozione, s’è aggiudicato la finale contro il sudcoreano Hyeon Chung. Nel 1986 era stato Diego Nargiso a trionfare sui prati del tempio del tennis di Church Road a Londra, nella domenica conclusiva è toccato al 17enne nato a Cittadella e residente a Porto San Giorgio. Che ha vinto un match all'insegna dell’equilibrio. Attanagliato dalla tensione, Quinzi si è fatto rimontare dopo la partenza sprint ma ha recuperato in tempo trovando il break decisivo all'undicesimo game della prima frazione. Nel secondo set dominavano i servizi, fino al tie-break: l'italiano quindi è salito in cattedra facendo calare il sipario sul campo numero 1.
«Sabato non riuscivo a dormire e, quando sono sceso in campo, mi sentivo stanco e teso», le prime parole di Quinzi. «Non ho giocato il mio miglior tennis, ma molto bene i punti importanti. Quando ho vinto, non ho capito più nulla, credevo di essere in un sogno. Ho guardato il mio box che esultava e pensavo di essere in piazza con i miei amici a Porto San Giorgio. Ancora adesso non ci posso credere». La storia di Quinzi è quella di un predestinato, emigrato a 8 anni negli Stati Uniti per imparare il tennis nell'Accademia di Nick Bollettieri. Già famoso nel mondo della racchetta italiana a 14 anni, ieri all'All England Club ha conquistato un torneo che in passato è stato vinto da campioni come Roger Federer, Bjorn Borg e Ivan Lendl. «Eppure, quando ero un bambino, non guardavo tanto il tennis in tv, preferivo lo sci. Il mio idolo era Alberto Tomba. Anche oggi non guardo il tennis, anche se avevo un idolo, era Andrè Agassi, che giocava un tennis pazzesco. Il mio Wimbledon? Questa settimana mi ha convinto che sul veloce gioco meglio. Dopo aver vinto il secondo match, ho detto al mio coach (Eduardo Medica, ndr) che avrei vinto il torneo perché sentivo davvero tanta fiducia. Adesso, quando entro in campo, sento di poter battere chiunque».
Superato con lode l'esame di maturità, lo attende l'università del tennis, un apprendistato che dai Futures lo porterà nei prossimi mesi a giocare i Challenger. In attesa dei primi tornei Atp 250.
«Ma non voglio bruciare le tappe, continuerò passo dopo passo. Tennisticamente valgo già i primi 50 al mondo, ci posso giocare alla pari. Ma poi vincono loro, perché mentalmente non sono ancora pronto a quei livelli». E dopo la dedica scontata ai genitori («Sono un ragazzo fortunato, mi hanno sempre sostenuto economicamente»), la promessa che vale come una gigantesca speranza per il tennis italiano: «Io sono convinto che, se continuerò a fare bene tutte le cose, prima o poi una prova dello Slam la vinco. Uno Slam dei grandi, ovviamente».
E fra i grandi ieri sull'erba del Centre court dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club di Londra, Andy Murray ha vinto battendo in finale il n.1 al mondo, il serbo Novak Djokovic. Murray, che l'anno scorso perse la finale con Federer per poi batterlo sullo stesso campo per conquistare l'oro olimpico, si è imposto in tre set: 6-4, 7-5, 6-4. Da 77 anni un britannico non vinceva il torneo londinese, l'ultimo fu Fred Perry. Per Murray è il 38º successo in carriera, il secondo in uno Slam, ma soprattutto il primo a Wimbledon. E a Perry è andato il primo pensiero di Murray espresso ai microfoni alzando l’insalatiera: «Mi sento un po’ diverso rispetto allo scorso anno, quando persi una difficilissima finale. Quella è stata una delle giornate più difficili della mia carriera. Oggi, invece, sono veramente contento: spero che vi siate goduti questo successo, che tutti qui in Gran Bretagna attendevamo da ben 77 anni». Allo scozzese sono arrivati in diretta gli applausi del serbo, numero uno al mondo, direttamente al pubblico a fine partita: «Complimenti ad Andy Murray. Se lo è meritato questo successo: ha giocato un grandissimo tennis. Complimenti anche a tutto il suo team, ai suoi tifosi e alla Gran Bretagna: da anni aspettavano questa vittoria. So che Andy aveva grande pressione addosso e quindi il suo successo è ancora più importante. È stato un match molto lungo, pur essendo finita 3 set a 0. Nel secondo, sul 4-2 in mio favore, ho giocato male e gli ho permesso di rientrare. Poi lui ha giocato alcuni punti stupendi e ha conquistato il set e poi la vittoria».
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