Una vita all'indietro
Luciano Morandin, maestro del retrorunning

UNO DEI PRIMI. Luciano Morandin, precursore della corsa all’indietro
PADOVA.
Ha corso la maratona S. Antonio dello scorso 17 aprile tutta all'indietro in 6h20'. Nella parte finale del percorso è stato scortato da una moto della Polizia che lo ha facilitato nell'individuare le traiettorie giuste per evitare di finire sui dei marciapiedi o addosso alle transenne.
Per Luciano Morandin, ultramaratoneta con la passione per il retrorunning, quella di Padova era la nona 42 chilometri corsa in retro della sua carriera. Roba da far girare la testa. «La passione per la corsa all'indietro me l'ha fatta venire alcuni anni fa il presidente della società Retrorunning.eu di Albignasego, Dario Vettorato. Correre una maratona all'indietro non è poi così difficile basta sapersi preparare bene. In vista della gara mi alleno sulla pista di atletica dello stadio Colbacchini. I cordoli sono un buon punto di riferimento nel retrorunning. In gara quando posso mi faccio aiutare dagli amici altrimenti, com'è successo alla maratona di Padova, approfitto di qualche buon'anima».
Lei però non corre solo all'indietro...
«Sono una grande appassionato di ultramaratone e di corse estreme. Nella 24 ore, dove nel 2004 ho conquistato il titolo italiano di categoria, ho un record di 171,426 chilometri. Sui 100 chilometri in pista sono stato quattro volte campione d'Italia. Sono corse difficili che mi appassionano. Ho portato a termine sei volte la Tagliamento, una ultramaratona di 177 chilometri che da qualche anno non organizzano più».
Dicono che un suo modo per alleviare la fatica in corsa sia quello di cantare. E' vero?
«Quando sono stanco e vado in crisi mi sembra che il canto mi aiuti ad andare avanti. Succede spesso dopo 20 ore di corsa, quando la testa non comanda più le gambe. Canticchiare mi fa compagnia anche se per la stanchezza non sempre le frasi mi escono giuste e intonate».
Come è nata questa passione per le ultramaratone?
«Nel 1977, quando avevo trent'anni, durante una partita di pallone mi sono rotto la faccia. Ho deciso di smetterla con il calcio e mi sono messo a correre sugli argini per mantenermi in forma. Piano piano ho aumentato le ore di corsa fino ad arrivare a partecipare alle prime maratone e poi alla 100 Km di Montagnana che all'epoca, con la 100 del Passatore, era la regina delle cento. Da lì alla 24 ore il passo è stato breve».
C'è una ultra che le sta indigesta?
«Si, la Nove Colli di Romagna, di 220 chilometri. Ho provato più volte a portarla a termine ma non ci sono mai riuscito. L'ultima volta mi sono fermato a 147 chilometri. Però non ho ancora perso le speranze, vorrei tentare di completarla in 30 ore. Ci proverò la prossima primavera». (g.b.)
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