La Spezia, bella anche d’inverno. Dal castello, all’Arsenale, ammirando il romantico Golfo dei Poeti

La città ligure, che Cavour trasformò nel porto militare più munito d’Italia, si svela anche lungo gli itinerari liberty e razionalista. Tanta arte e tanta storia. E dietro l’angolo ci sono Portovenere e le Cinque Terre

La Spezia è un abbraccio. Ha la forma stessa di un abbraccio. Un abbraccio intimo fra natura e architettura, connubio di bellezza e di armonia, ma anche di genio, che fuori stagione scalda il cuore ancora di più. Sorprende, interroga, stimola. Il suo golfo si distende ai piedi delle Apuane e della Lunigiana, in un angolo riparato e appartato, dove i segni lasciati dall’uomo (nella foto di copertina la Cattedrale e qui sotto il Palazzo delle Poste, due edifici di stile razionalista) sembrano fondersi armonicamente con quelli tracciati dalla natura. Lo chiamano il “Golfo dei Poeti” quello che abbraccia La Spezia, perché furono tanti gli artisti del verso a innamorarsene: da Shelley (che disgraziatamente pure vi morì, giovane, nel 1823, annegando dopo il naufragio di un vascello); al suo amico Byron che lo attraversò a nuoto, raggiungendo anche la gemma più preziosa del golfo: Portovenere; a Wagner che qui trasse ispirazione per una delle sue opere più famose. Il Castello di San Giorgio (nella foto) esprime tutto il quel vigore che il musicista di Bayreuth trasmetteva nei suoi spartiti.

La Spezia fuori stagione esprime un fascino discreto e sottile, fatto di sfumature. Bella persino d’inverno quando la città, ma anche le vicine “Cinque terre” e Portovenere stessa, si concedono in esclusiva in tutto il loro incanto, finalmente sottratte a quell’assedio che visitatori di tutto il mondo creano nei mesi più “turistici”. Un momento magico, irripetibile, da sfruttare e da godere nei preziosi silenzi e nelle solitudini ispiratrici di certe ore del giorno. Persino il traffico sui viale sembra concedere un momento di tregua, per apprezzare una La Spezia, per eccellenza il luogo della Marina Militare, meno austera del solite. Incline ai toni lievi e sussurrati.

L’anello di Venere (quella del Botticelli) e la terrazza del “Matitone”

Maria Grazia Frija, deputata e vicesindaca, nonché assessora alla promozione turistica della città annuncia che presto sarà pronto anche l’Anello di Venere. Un percorso che collegherà il Castello di San Giorgio alla casa della Venere di Botticelli, ovvero Simonetta Cattaneo Vespucci, la gentildonna del Rinascimento che ispirò il pittore e che fu amata da Giuliano de’ Medici. “Stiamo puntando anche a sentieri – dice Maria Grazia Frija – anche a percorso adatti a portatori di handicap”. Già, la modella della “Venere” più famosa della pittura. Non è l’unica donna ad aver legato il proprio volta a La Spezia. Come dimenticare l’affascinante Contessa di Castiglione, ovvero Virginia Odoisi (nella foto la scultura a lei dedicata, davanti al suo palazzo), fotografa e donna protagonista della vita mondana, non solo spezzina, che come poche segnò l’evoluzione del costume e dell’emancipazione femminile nei primi decenni dell’Ottocento.

Di intuizione in intuizione. Sali sulla grande terrazza esagonale  dell’albergo “Allegroitalia” (nella foto) e scopri che La Spezia non è soltanto il suo porto (peraltro, come detto, il più importante d’Italia dal punto di vista militare): c’è una città elegante tutt’intorno. Uno straordinario spaccato di due epoche architettoniche e urbanistiche, quelle che più hanno contraddistinto e nobilitato l’Italia post unitaria: il Liberty e lo stile razionalista. Due stili che qui si svelano in un’accezione di pensiero alta. Lo stesso albergo, dalla cui terrazza panoramica si ammira una delle viste più belle sul Golfo dei Poeti (secondo, forse, soltanto al Castello di San Giorgio o a qualche villa privata in stile Belle Epoque), è elemento architettonico forte, in città lo chiamano “il matitone”: forma un unicum con la vicina cattedrale di Cristo Re, tipo l’iconico “Cipria e Rossetto” di Berlino: un corpo circolare basso (la cattedrale) e uno esagonale alto, tipo matita (l’attuale hotel Allegroitalia, ex residenza delle suore). Entrambe portano la firma di Cesare Galeazzo, che nel 1963 riprese il progetto dopo la morte del maestro Adalberto Libera. Siamo nella stagione finale dell’architettura razionalista. “D’estate quassù – ammette Gianmaria Vanni, media manager dell’hotel & condo – durante gli aperitivi e le cene strappiamo molti wow”.

Un percorso lungo le mura medievali, sale dalla Cattedrale

Dal piazzale tra albergo e cattedrale parte il suggestivo percorso lungo le mura medievali della città, sempre con vista sul golfo. Un percorso recentemente restaurato. Mentre scendendo la scalinata a lato della cattedrale ci trova in piazza Europa, a due passi dal porto commerciale dove da qualche anno approdano, sempre più numerose, le navi da crociera. Da lì inizia l’itinerario pedonale nella città razionalista, ricca di opere significative come il Palazzo delle Poste, opera del 1933 di Angelo Mazzoni. Gli stessi viali sono stati oggetto di un profondo restyling, tale da renderli di gusto più contemporaneo. In piazza Verdi è stata dura far accettare agli spezzini il sacrificio dei grandi alberi, ma poi sono state apprezzate quelle iconiche porte colorate che poste in sequenza, quasi a formare dei moderni archi d’ingresso (nella foto), hanno rivoluzionato l’arredo urbano in chiave contemporanea e proiettato la città nel futuro.

Più avanti inizia l’altra Spezia, quella cara a Wagner e alla Contessa di Castiglione, dove il liberty trionfa ancora nelle facciate di tanti palazzi, ciascuno dei quali cela una storia. Facciate rinfrescate da recenti, accurati e riusciti restauri. Via del Torretto, via Sant’Agostino, via del Prione: siamo nel cuore di La Spezia. “Lungo queste vie – osserva Gianluca Giannecchini, consulente turistico locale – vive la Spezia degli spezzini, che racchiude tante fra le cose belle che i visitatori potrebbero apprezzare fuori stagione”.

Il Museo del sigillo, l”Amedeo Lia” e la Galleria del bombardamento

Questa parte della città racchiude anche i tesori storici e artistici simbolo della città: dal Castello di San Giorgio, a cui si può salire anche attraverso un comodo ascensore (il maniero dell’epoca dei Doria ospita un museo archeologico “Ubaldo Formentini”, arricchito da preziose collezioni private), al Civico Museo del Sigillo, che valorizza gli oltre 1500 sigilli donati dai coniugi Lilian ed Euro Cappellini: oggetti unici per una collezione unica. Il Museo Civico “Amedeo Lia”, allestito nel seicentesco complesso conventuale dei Frati Paolotti in 13 sale propone un viaggio nella pittura (anche d’autore) fra il Duecento e il Settecento. In via del Prione impone una visita la Galleria “Quintino Sella” (nella foto), ex rifugio antiaereo dove un allestimento multimediale fa rivivere il terribile bombardamento della notte fra il 18 e il 19 aprile del ’43, quando 1.300 tonnellate di bombe “alleate” provocarono oltre cento morti.

Il Museo Tecnico Navale custodisce anche le polene pù bizzarre

Tra i musei imperdibili figura a pieno titolo il Museo Tecnico Navale ospitato all’Arsenale, costruito nel 1869 su idea di Camillo Benso Conte di Cavour. Visitato lo scorso anno da 30mila persone, il museo è diretto dall’ammiraglio Leonardo Merlini. Vi si possono ammirare pezzi rari come attrezzature per palombari, una galleria di armi, i modelli della nave scuola Amerigo Vespucci o le navi disegnate da Leonardo Da Vinci. Vi sono documentate le prime spedizioni polari ed esposti i primi barchini esplosivi e motoscafi siluranti: il Mas, il “maiale”, protagonisti di clamorose azioni belliche di sabotaggio. Accanto: le lamiere contorte del sommergibile Scirè, affondato nel ’42 ad Haifa. Fra le chicche, la sala Marconi, con i messaggi in alfabeto Morse scambiati il 17 luglio 1897 nel golfo di La Spezia durante le prime prove al mondo di radiotelegrafia navale effettuate a bordo della corazzata della regia marina San Martino. Ci si sono i nastri di carta, salvati da un telegrafista. Il bibliotecario Gianluca Pini sottolinea l’unicità dei pezzi esposti nella sala delle Polene: 28 artistiche figure (nella foto) posizionate sulle prore dei velieri. Qui troviamo la polena dei piroscafi dell’impresa dei Mille, o la più antica, la Minerva (1783), appartenente a una fregata borbonica che si battè contro la flotta inglese di Nelson. La polena Kaiserin Elisabeth è la mitica principessa Sissi, mentre la misteriosa Atalanta ha una storia leggendaria, perché il suo “sguardo” faceva innamorare chi osava guardarla troppo.

Cinque Terre e Portovenere, le perle accarezzate dal mare

Non si può lasciare il Golfo dei Poeti senza un’escursione alle “Cinque terre” (consigliato il treno che parte da La Spezia): in pochi minuti si raggiungono le stazioni nel centro di ciascuno dei borghi marinari: Riomaggiore, Manarola (nella foto), Corniglia, Vernazza e Monterosso a Mare. D’inverno o fuori stagione questi borghi, che fino a un secolo fa erano raggiungibili soltanto in barca, sembrano accogliere il visitatore in intimità, mostrando il loro vero volto. Le barche parcheggiate sul selciato delle viuzze, pochi negozi aperti, il rumore del mare che accompagna i passi e poi quelle viste mozzafiato, che tanto hanno stregato viaggiatori di tutto il mondo. E poi c’è la spettacolare “Via dell’amore”…

A Portovenere, gemma delle gemme, le antichissime chiese di San Pietro (quella in stile pisano a sbalzo sul mare, nella foto) e quella romanica di San Lorenzo, un po’ più su, hanno avuto l’onore di essere consacrate da papi quasi mille anni fa. Le irte case dalle facciate colorate sembrano vegliare sulle onde, spesso ruggenti, quasi a proteggere il borgo. Portovenere incantò Byron, ispirò Montale… E’ un luogo di grande magnetismo e di grande bellezza, non a caso dedicato a Venere.Molto comodo raggiungerlo con la linea urbana 11 degli autobus.

Le trofie alla Portofino di Luigi Rosa e lo Sciacchetrà

A fissare un ricordo gastronomico ci pensa Luigi Rosa dell’Allegroitalia di La Spezia, cuoco di collaudata esperienza: le sue trofie (nella foto) alla Portofino, gli gnocchetti di mare e il polpo croccante al rosmarino sono piatti tradizionali semplici e ricchi di sapori che rispecchiano l’anima di questa terra di mare. Se assaporati in terrazza (appena farà più caldo) so potranno gustare con La Spezia e il Golfo dei Poeti nel palato e nel cuore. Naturalmente davanti a un  buon calice di Vermentino o di Pigato. Per concludere con il vino DOCG locale: il passito Sciacchetrà, che nasce dalle uve, frutto delle piccole viti coltivate a mano negli arditi terrazzamenti delle Cinque Terre.

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