Aldo, l’ultimo saluto vicino alla sua meta In mille abbracciano il gladiatore del Cus

Una folla commossa alla cerimonia sul campo di via Corrado per Aceto. «Nella vita come nello sport, sempre avanti»
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - FUNERALE ALDO ACETO AL CUS
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - FUNERALE ALDO ACETO AL CUS

Simone Varroto

Lacrime, com’era inevitabile, ma anche risate, come succede solo quando si saluta un amico capace di farti assaporare la vita sempre e comunque, affrontando con tenacia gli ostacoli e sorridendo di fronte agli scherzi del destino. L’addio ad Aldo Aceto, morto venerdì per l’aggravarsi di un tumore dopo anni di lotta con la malattia, si è trasformato in un grande simbolico terzo tempo da oltre mille persone sul campo del Cus Padova, la squadra che l’ha lanciato e in cui era tornato da poco come allenatore.

C’erano tante storie umane che si mescolavano ieri pomeriggio sotto il sole, che si scrutavano attraverso le mascherine, che in molti casi si riconoscevano, in altri sapevano solo di essere confluite lì per omaggiare una persona con doti umane rare e amici in ogni ambito in cui si è mosso. Dal rugby, con delegazioni da ogni società del Veneto, del Crv e della Fir, al lavoro, con tanti ex colleghi della Bayer, dagli amici del “Petrarca Bike” con cui pedalava intrepido a quelli con cui andava a fare scalate in montagna, dai compagni di pesca a quelli del triathlon.

C’erano anche i compagni di squadra di suo figlio più piccolo, 10 anni, che hanno deposto sulla bara la maglia firmata del Montegrotto Calcio, accanto a quella del Cus Padova, del Villadose e di altri club ovali con cui aveva militato come giocatore, allenatore o consulente tecnico.

Arrivata a bordo campo, la bara è stata portata a spalla dai suoi vecchi compagni di squadra e dal loro storico allenatore Piero Monfeli, con cui nel 1986 conquistò la prima promozione in A2 del club universitario patavino. A precederla c’era un folto gruppo di familiari da Chieti, dov’era nato 55 anni fa, con la mamma e il papà, i fratelli e diversi cugini, commossi nel vedere questa manifestazione d’affetto, la figlia più grande Annett con l’ex compagna Birgit e la famiglia della moglie Nilu, mamma del figlio più piccolo, mancata due anni e mezzo fa per un cancro al seno. A pronunciare le parole più travolgenti è stata Barbara, la compagna con cui progettava un nuovo futuro.

«Eri energia vitale», ha detto. «È importante avanzare sempre, dicevi, non solo nel rugby ma nella vita e l’hai dimostrato con il coraggio di un leone. Eri un uomo gentile, simpatico, amante della vita, capace di mettere allegria e far sentire tutti in armonia. Ti ricorderò sempre con il sorriso, ciao amore».

La cerimonia è iniziata con un saluto di Carlo Frangioni, altro storico compagno di squadra e amico: «Nessuno può dire ero il migliore amico di Aldo. Aldo aveva mille amici a cui dava il massimo. Ognuno porterà dentro un pezzo di lui», ha sottolineato, chiedendo silenzio per ascoltare la poesia scritta da suo fratello Aurelio Aceto, seguita da una carrellata di foto proiettate su maxi schermo e accompagnate da una musica suggestiva.

Poi è venuto il momento degli interventi, con il consigliere Roberto Zanovello per la Fir, Silvio Decina per il Cus Padova e Marzio Innocenti per il Comitato rugby veneto, rappresentato anche da tantissime ragazze che negli ultimi cinque anni sono state formate da Aceto. A stemperare le lacrime ci ha pensato Monfeli, raccontando del primo allenamento al Cus, terminato all’ospedale dopo un placcaggio irruento. A strappare sorrisi anche gli aneddoti con tanto di imitazione da parte del presidente del Conegliano Rugby e quello di un amico pescatore che una sera, grazie alla curiosità e all’innata socievolezza di Aceto che aveva sentito musica in lontananza, si ritrovò invitato a un matrimonio di sconosciuti. A chiudere la benedizione di don Federico Lauretta, parroco di Santa Giustina nonché rugbista, pure lui placcato da Aceto in uno dei tanti tornei Old a cui partecipava. Poi, per l’ultimo addio, si è levato alto il Pi, il canto di vittoria dei rugbisti padovani. —



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